Procida. Commenti al vangelo di domenica 16 ottobre 2011

Cinquantacinquesimo appuntamento, con la rubrica dedicata ai commenti al vangelo. Eccovi il commento al vangelo di Mt 22,15-21 di questa domenica 16 ottobre 2011, attraverso il video di p. Alberto Maggi (con relativa trascrizione da scaricare), e una riflessione di don Aldo Antonelli.

[youtube JaGd_iGJpJE]

Insieme a queste potete vedere anche il video di don Lello Ponticelli con le “prediche senza pulpito”.

[youtube YNAG0Sdw0wc]

XXIX TEMPO ORDINARIO – 16 ottobre 2011

RENDETE A CESARE QUELLO CHE E’ DI CESARE
E A DIO QUELLO CHE E’ DI DIO

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM

Mt 22,15,21
[In quel tempo,] i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo
Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova?
Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro:
«Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro:
«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

La lezione che non si vuole imparare

di don Aldo Antonelli

Mt 22,15-21

«Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Ricordo che di fronte a queste parole Ernesto Balducci soleva confessare il suo amaro disappunto: «Ogni volta che leggo queste parole – diceva – mi tornano a mente i fiumi di inchiostro, anzi i fiumi di sangue che si sono versati a causa loro».
Questo brano è uno dei più bistrattati di tutto il Vangelo.
In esso si è voluto vedere il grande problema dei rapporti “Stato-Chiesa” e quasi sempre a partire dall’ottica degli interessi di parte del momento, più che nella prospettiva liberatrice del Messaggio stesso.
Nel corso dei secoli, il rapporto della Chiesa con l’autorità politica e con la coscienza del singolo, ha subìto molte variazioni ed è stato teorizzato nel modo più vario. Ma, al di là delle forme e delle metafore, l’autorità preminente della Chiesa è sempre stata considerata primaria, mentre quella dello Stato e, di concerto, dell’individuo, appena come sussidiaria, quasi una concessione.
Questa posizione della Chiesa rispetto allo Stato è andata in frantumi col disfacimento di quella stessa società nella quale, essa Chiesa, si era andata strutturando, nel corso della storia.
C’è una distorsione di fondo in moltissime delle esegesi e delle interpretazioni di questo brano che stride altamente con l’attenzione ed il rispetto che gli si devono. Qui più che in altri brani, si è operato quell’arrovesciamento delle parti che, invece di convertire il lettore alla prospettiva liberatrice di un nuovo orizzonte di senso per il servizio, ha pervertito il messaggio nella consacrazione del principio del possesso e del dominio.
Ricordando la parola del Deuteronomio, «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,4-5), ci si dovrebbe chiedere: Dio, nel significato che ci è stato svelato da Gesù (il dono di sé per la vita degli altri), è davvero l’assoluto della nostra vita, quello di cui è detto: «Non potete servire a Dio e alle ricchezze» (Mt 6,24)? E perciò anche: non potete dirvi contemporaneamente nella forma del servizio e del potere.
«A prenderlo sul serio – ci ricordano gli amici e compagni della Comunità del Bairro dal Brasile – noi come singoli e in quanto Chiesa, non patteggeremo privilegi di natura economica o in termini di prestigio, offrendo magari il nostro silenzio su temi cruciali che smentiscono l’annuncio evangelico della solidarietà coi poveri, dell’attenzione agli ultimi, dell’accoglienza ai perseguitati. Sapremo invece come agire ostinatamente, giorno per giorno, per testimoniare una cultura altra, denunciando ogni volta che occorra ciò che ferisce la dignità dell’essere umano, e discernendo, via via, strumenti, tempi, alleanze in vista della sua diffusione e della sua libera affermazione nella società».
Perché il tema in questione, a ben vedere, non è tanto quello del pagare o no le tasse, né, nella risposta che Lui dà, quello di una pacifica e conciliante divisione delle sfere dì influenza tra religione e politica. Tutt’altro.
C’è, qui, in primo luogo, la desacralizzazione della politica, il restituire il mondo alla sua autonomia e la politica alla sua laicità.
Questo passo del Vangelo (in parallelo con Luca 12,13-14) costituisce la più alta dichiarazione di autonomia e di responsabilità per il mondo dell’economia e della politica. Una lezione che il mondo clericale non vuole imparare e il mondo degli “atei devoti” non tiene in nessun conto.
Dopo le speranze deluse suscitate da un Concilio abortito, dobbiamo lamentare il ritorno di un’ondata neoguelfa che sta ormai scuotendo nel profondo la nostra società, un sentimento diffuso che assegna al pontefice l’esercizio di una specie di protettorato nei confronti della società in genere e della democrazia italiana in particolare.
A dispetto del Vangelo.

*parroco della chiesa di Santa Croce ad Antrosano (Aq)

Potrebbe interessarti

Federconsumatori Campania ha incontrato il Sindaco di Procida relativamente ai rimborsi dell’IVA applicata su TARSU – TIA

Martedì 24 aprile il Sindaco di Procida, Vincenzo Capezzuto ha incontrato il Presidente regionale di …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *