Felicità

Dal momento del concepimento, in ognuno di noi, inizia la corsa, per altri la rincorsa, alla felicità. Felicità per i figli che nascono e crescono, felicità personale nelle varie fasi della vita, felicità per il genere umano nella sua interezza. Ma poi, pensandoci bene, questa felicità come si concretizza?
In verità è molto più semplice definire cosa non è la felicità: non è la soddisfazione di desideri superficiali e vacui, non è il possesso di oggetti e “cose” come macchine potenti o gioielli di valore, non il raggiungimento di uno status sociale, l’appartenenza ad una casta, il potere, il comando. Certo, questi fattori consentono di riempire spazi con più facilità rispetto a chi ne ha meno, rendono più comodo la convivenza e l’accettazione in un contesto sociale, come quello attuale, in cui l’apparire ha sopravanzato l’essere ma, possiamo dire che questo sia la felicità? Non è forse il caso di parlare, più semplicemente, di appagamento dell’ego, di un senso di soddisfazione che passa anche attraverso il pubblico riconoscimento, ma non certo di felicità.
La felicità è qualcosa di spirituale che esula dalla fisicità, dal tempo, dallo spazio, dal possesso e nel momento che cerchi di definirla e di materializzarla è già passata. La felicità, molto spesso, è solo nei ricordi o nelle aspettative del futuro in quanto, proiettati come siamo al continuo accaparramento di “cose”, di oggetti, di materia, non siamo capaci di vivere l’attimo fuggente del presente.

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