Sugli aumenti COSAP, Aiello-Capezzuto versioni diverse o goco delle tre carte.
Quando “imperava” la marineria procidana ancor prima “dell’unità” d’Italia, di episodi, fatti e fatterelli ne accadevano tutti i santi giorni.
Di solito sui velieri c’èra sempre la presenza di un famigliare, o addirittura dell’armatore.
Sul Veliero PROCIDA erano imbarcati i tre figli dell’armatore, il più piccolo era il capitano, il mezzano primo ufficiale, e il più vecchio faceva il nostromo.
Quando la nave stava in prossimità del canale di Procida, proveniente dal sud, o viceversa, c’èra sempre qualche giovane marinaio sposato da poco, che nutriva speranze,che la nave facesse una breve sosta,per consentire ai marinai di poter salutare i propri cari.
Accadde : il veliero doppiò punta campanella, un giovane marinaio chiese al primo ufficiale se era possibile fare una breve sosta, di rimando si sentì rispondere: chiedi a mio fratello il capitano.
Questo andò dal capitano e gli fece la stessa domanda, dicendo anche che l’aveva mandato il fratello mezzano primo ufficiale.
Il capitano rispose: chiedilo al nostromo, mio fratello è lui il capo famiglia a bordo.
Quando l’illuso marò andò dal nostromo, prima ancora che gli facesse la domanda, si rese conto che, la nave aveva già oltrepassato il canale di Procida.
“La più perversa maniera di nuocere a una causa è difenderla con argomenti errati a bella posta.” Friedrich Nietzsche
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