Procida: Commenti al vangelo di domenica 24 aprile 2011

Le omelie di Pasqua sono per lo più uno sfoggio di retorica per celebrare il trionfo di Cristo sui nemici e sulla morte. Oggi questo trionfo acquista un significato estraneo allo spirito evangelico, finisce per esprimere la rivendicazione dell’identità di gruppo e serve a coprire il risentimento per la situazione attuale di crisi, nel tentativo di recuperare consenso.

Trentaquattresimo appuntamento, con la rubrica dedicata ai commenti al vangelo. Eccovi  il commento al vangelo di Gv 20,1-9, di questa domenica di Pasqua 24 aprile 2011,  attraverso il video di  p. Alberto Maggi con relativa trascrizione da scaricare e una riflessione di  V. Mencucci.

[youtube rnaAciNyvcs]

EGLI DOVEVA RISUSCITARE DAI MORTI

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM

Gv 20,1-9


Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

La diabolica tentazione del trionfo

-24 aprile 2011- Pasqua

Le omelie di Pasqua sono per lo più uno sfoggio di retorica per celebrare il trionfo di Cristo sui nemici e sulla morte. Oggi questo trionfo acquista un significato estraneo allo spirito evangelico, finisce per esprimere la rivendicazione dell’identità di gruppo e serve a coprire il risentimento per la situazione attuale di crisi, nel tentativo di recuperare consenso.
Il filo conduttore di tutta la narrazione evangelica è l’intreccio e la contrapposizione tra messianismo trionfante e messianismo della croce. Il popolo ebraico attende un messia glorioso che con la spada di Dio liberi la Palestina dalla dominazione romana e faccia risorgere la nazione, ripetendo le gesta del re Davide. Gesù respinge questa proposta come tentazione satanica: nel deserto è satana che gli propone il dominio su tutti i regni, satana diventa lo stesso Pietro quando rifiuta di accogliere il primo annuncio della passione. La scelta della croce è antitetica a ogni discorso di trionfo. La risurrezione è stata per gli apostoli una luce che ha permesso di comprendere il vero senso della croce e della persona stessa di Gesù. Da qui parte quella “transvalutazione” che trasforma tutta la loro vita in un nuovo progetto: il dono completo di sé secondo la logica della croce.
La croce non è sacrificio di espiazione per i peccati dell’umanità. Il dio che per calmare la sua ira esige il sangue del colpevole o di una vittima sostitutiva non può essere considerato Dio, si degrada al di sotto della ferocia umana. Questo linguaggio è frutto della cultura del tempo: ogni giorno nel tempio si celebravano sacrifici espiatori e una volta all’anno si compiva il rito del capro espiatorio. Per noi questo linguaggio non è più accettabile. Gesù inchiodato sulla croce accetta di essere “impotente” ed esprime il suo amore salvifico nella maniera più alta e impensabile. Non ricorre a nessun tipo di potenza per imporcelo, ci lascia liberi di rispondere. La potenza genera sottomissione, ma è indegna di Dio e umiliante per l’uomo: solo nella libertà può nascere l’amore che si fa senso e progetto di vita. La Pasqua non è trionfo contro nessuno, ma occasione per comprendere quel Gesù che muore sulla croce e risorge e ripensare l’orientamento della nostra vita.
Quando la fede non è vista in funzione del senso della vita, ma come fondamento identitario di appartenenza a una Chiesa, allora c’è bisogno dei trionfi, delle adesioni di massa per coprire il vuoto interiore di senso. Non ci si rende conto che l’identità collettiva è contraddittoria e pericolosa. L’identità del soldatino è la negazione della vera identità personale che ci rende irripetibili, è uniformità costrittiva in cui bisogna vestire una divisa uguale a quella di tutti gli altri, marciare all’unisono con tutti, dire signorsì anche quando si pensa l’opposto. Solo quando ci si identifica con la divisa si può uccidere senza sentirsi assassini: l’agire in massa deresponsabilizza moralmente.
La tentazione satanica del messianismo trionfante è tornata spesso nel corso della storia: penso alla lotta per le investiture, alla teocrazia, alle crociate… Con un po’ di ironia ricordo l’opuscolo di Erasmo da Rotterdam Iulius exclusus e coeli sin cui papa Giulio II si vanta per il suo diritto di entrare in Paradiso: «Caro Pietro, la mia Chiesa è potente riverita da tutti, non è più quella di voi quattro pescatori, ignoranti, rozzi, disprezzati dal mondo». Oggi ci possono essere forme più occulte e sottili del messianismo trionfante, come chiedere l’intervento dello Stato a sostegno dell’etica cristiana con la stessa logica della shaaria e le varie forme di privilegio economico per le istituzioni cattoliche. Forse la moda delle grandi manifestazioni di piazza esprime la volontà di coprire il vuoto sempre maggiore delle chiese, per una rivalsa di prestigio sociale.

V. Mencucci

* Parroco di Scapezzano, diocesi di Senigallia (An), ha insegnato storia e filosofia nei licei statali. Ha fondato e diretto il gruppo “Amici della Filosofia”, è stato presidente della Scuola di Pace “V. Buccelletti”, membro dall’Accademia Marchigiana delle Scienze, Lettere e Arti. (vittoriomencucci@teletu.it)

Se vuoi rileggere le riflessioni delle precedenti settimane clicca sui link sotto:

– 17 aprile 2011

– 10 aprile 2011

– 03 aprile 2011

– 27 marzo 2011

– 20 marzo 2011

– 13 marzo 2011

– 6 marzo 2011

– 27 febbraio 2011

– 20 febbraio 2011

– 13 febbraio 2011

– 6 febbraio 2011

– 30 gennaio 2011

– 23 gennaio 2011

– 16 gennaio 2011

– 09 gennaio 2011

– 06 gennaio 2011

– 2 gennaio 2011

25 dicembre

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