Banchetto di Re Ferdinando
Banchetto di Re Ferdinando

Procida: Il Banchetto di Re Ferdinando il 1 settembre dentro le antiche mura del Palazzo D’Avalos

PROCIDA – Continua, da parte dell’assessore alla cultura ed eventi Nico Granito, l’azione di recupero e condivisione di quelli che sono gli antichi saperi, e sapori, propri della cultura e della tradizione procidana. Il prossimo 1 settembre, infatti, nell’ambito del Procida Food Contest e di “Portoni Aperti”, le porte dell’ex Palazzo D’Avalos si apriranno ai cittadini per il “Banchetto di Re Ferdinando”. «L’avvento dei Borboni a Procida – dice l’assessore Granito – portò questa a diventare bene allodiale della Corona Borbonica e fece in modo di farne conoscere le bellezze e le peculiarità ben oltre la limitazione geografica dell’isola stessa tant’è che ancora oggi figure tra i maggiori siti Borbonici. Ripercorrendo alcuni momenti storici giusto ricordare che Procida accolse calorosamente la corte nella loro prima venuta nel 1736 e questi, dell’Isola, apprezzarono le prelibatezze e soprattutto la presenza dei fagiani. Proprio questa particolarità fece sì che la corte elesse Procida tra i luoghi più amati per la caccia. La cura dei fagiani fu sottoposta a regole ferree, con premi a chi ne preservasse la presenza e condanne anche di reclusione per chi ne danneggiava il loro pascimento.

Dapprima Carlo III fece restaurare e ristrutturare Palazzo D’Avalos, poi divenuto Palazzo Reale, ma si progettarono e realizzarono anche nuove strade e adeguate quelle già esistenti, per permettere un più agevole accesso alle zone di caccia (buona parte dell’attuale tessuto viario risale a quell’epoca). La caccia non era un semplice “sport” ma un vero e proprio esercizio dell’arte della guerra praticato in tutte le corti europee così da misurare le doti belliche dei designati al comando delle armi e per questo motivo le aree di caccia erano siti molto importanti per la corte.

Da sottolineare altresì – continua l’assessore Nico Granito – come la cucina dei Borboni era sofisticata e ricca di storia, nobilissima e plebea allo stesso tempo. I Re napoletani, oltre a stravedere per la cacciagione, amavano anche la cucina popolare e per questo imposero la pasta nei menu ufficiali, pietanza fino ad allora considerata indegna di una mensa regale.

La golosità di Ferdinando lo spinse a introdurre anche nei menu ufficiali i maccheroni con il ragù, ed il ciambellano di corte, don Gennaro Spadaccini, inventò per il suo re una forchetta a quattro denti più larghi del normale e adatta ad avvolgere in maniera decorosa i maccheroni.

E’ innegabile – precisa Granito – che nella cucina dei Borboni si sono combinate anche materie prime, lavorazioni e piatti tradizionali della cultura marinara e contadina dell’isola di Procida, come, ad esempio, l’insalata di polipo con le patate, le pizze rustiche e dolci, la minestra maritata, la lasagna, il coniglio alla cacciatora e tanto altro. Piatti che ancora oggi arricchiscono le nostre tavole, in modo particolare a secondo della stagionalità, e non solo in occasione di eventi importanti ed eccezionali. La manifestazione, quindi – conclude l’assessore alla cultura ed eventi – non vuole essere una rievocazione revisionistica e nostalgica di un periodo storico, bensì vuole porre l’accento su alcuni aspetti che, volente o nolente, fanno parte del nostro essere procidani che è doveroso trasmettere alle attuali e future generazioni». “Una generazione che ignora la storia non ha passato… né futuro (Robert Anson Heinlein)”.

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Un commento

  1. geppino pugliese

    “Una generazione che ignora la storia non ha passato… né futuro (Robert Anson Heinlein)”.

    L’Ass.re alla cultura ,con questa grandissima stupidata,

    ci vorrebbe far bere che ,conoscendo le doti culinarie del Borboni,accresciamo in ” cultura”

    Ma questo è il colmo! E’ ANTICULTURA MERA SPAZZATURA !!

    ” Procida accolse calorosamente la corte nella loro prima venuta nel 1736 ”

    E’ vero,ma solo perchè se si comportavano diversamente,facevano la fine dei ” martiri procidani che furono
    TRUCIDATI in Piazza dei Martiri.

    A tal proposito ,leggettevi il libro del dott.Retaggio ” U vis u vis”

    Degli aspetti culinari dei Borboni non me ne frega niente , mi basta sapere che i DITTATORI CRIMINALI BORBONICI

    hanno spento ogni anelito di libertà che quei VALOROSI MARTIRI hanno accarezzato e promozionato ,aneliti

    di libertà,di democrazia,di laicismo.

    Ecco.avrei preferito che l’ASSESSORE ALL’ INCULTURA NICO GRANITO

    avesse promozionato questo aspetto , non quello mangereccio e di pancia…

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