di Giuseppe Ambrosino di Bruttopilo (Pauliello)
“Vergogna ! Venduto! Taci! “
Tale urlo minaccioso si levò dalla folla raccolta in piazza Olmo, intenta ad ascoltare l’oratore di turno per l’accesa campagna elettorale dell’epoca.
Erano gli anni 60 ed a parlare quella sera dal balcone ammezzato di Piazza Olmo c’era tale Nino Cultrera, allora impiegato al catasto di Ischia, che si accingeva con un garbato discorso ad illustrare le proposte della sua lista.
Già intimidito dall’altoparlante che transitava sotto il balcone che annunciava il discorso della Democrazia Cristiana alla Marina Grande , il poveretto a quell’urlo smise di parlare.
L’uomo , da cui era venuto l’urlo lacerante, avanzava nel frattempo verso il balcone, arringando la folla divertita e inveendo contro l’oratore frastornato. Era scalzo e con una gamba nuda fin quasi al ginocchio. Agitava le mani in continuazione, una delle quali con l’indice puntato contro l’oratore e l’altra a reggere un sigaro semispento.
– Caro Pollastiello, fai il bravo! – cercò di calmarlo il buon Cultrera – fammi finire .
Ma Pullastiello, un notissimo clochard locale, iscritto all’anagrafe col nome di Ciro Galatola, dette l’impressione palese che sarebbe andato fino in fondo con le sue minacce, dirigendosi verso la rampa di scale che portavano al balcone, da cui parlava Cultrera.
-Vergogna! Taci traditore . – continuava ad urlare con una voce altisonante che dominava il silenzio della piazza.
Il giovane maresciallo, presente in piazza, accortosi dello stato di ubriachezza dell’uomo, decise di intervenire per fermarlo.
Non l’avesse mai fatto.
Il Pollastiello diventò ancora più furioso, si buttò a terra e afferrato un polpaccio del solerte militare, l’azzannò con tale furia bestiale che la gamba del pantalone a strisce rosse, divenne un mare di sangue.
E intanto continuava a imprecare :
-Vergogna .Vergogna. Approfittate di un uomo inerme , un uomo libero che predica la verità, e lo imbavagliate come un delinquente qualsiasi. Vergogna . Viva la libertà e viva Vittorio Parascandola , il grande” Pallacchio”, l’unico vero grande uomo di Procida. Tu stai zitto, miserabile – concluse alla fine mentre altri militari lo immobilizzarono e lo portarono in carcere.
Il grande tribuno Pollastiello, passata la sbornia, si ritrovò veramente in galera.
E non potette nemmeno usufruire del piccolo carcere di via Cavour, perché gli furono contestate infrazioni così gravi del codice penale che dovette scontare alcuni anni dietro le sbarre del penitenziario di Terra Murata.
Certamente soffrì, ma non si ribellò. Lui si sentiva un uomo libero anche in carcere.
La libertà per lui era essere sé stesso e nel contempo poter esprimere liberamente tutto ciò che gli passava per la testa. Peccato che in questo anelito di libertà, il grande Pollastiello si fidasse di un amico non sempre sincero, un amico in cui lui affogava la tristezza di uomo solo.
Questo amico era il vino, che lo faceva barcollare ma mai gli annebbiava il pensiero. Anche ubriaco era capace di fare discorsi ben articolati con un eloquio perfetto, con un buon uso del congiuntivo, che gli derivava da una perfetta conoscenza del latino e della” consecutio temporum”, che da giovane aveva appreso al liceo in Seminario. La mamma lo voleva prete. Sarebbe stato sicuramente un grande predicatore, chissà se pure un buon prete.
Ma è meglio così, altrimenti non avremmo conosciuto il grande personaggio “Pollastiello”, al secolo Ciro Galatola.
In questi giorni presso il convento dei frati domenicani alla Madonna dell’Arco, il caro buon Pollastiello ha concluso la sua lunga vita terrena da uomo libero. Addolorati alla notizia, noi lo rimpiangeremo e pregheremo per la sua anima, che è stata grande, nonostante le numerose marachelle.
Addio Pollasto.
(Foto tratta dal gruppo faceboock “Storia Fotografica dell’isola di Procida” fondato da Mimmo Scotto di Perta)
(Foto concessa da Davide Zeccolella)
Ciao grande pollastro