"Quello che avete udito nell'ombra gridatelo dai tetti" – Bagni di folla ed esigenze evangeliche

Da questa domenica cominciamo una nuova rubrica settimanale curata da Lina Scotto, che potremmo definire di: “commenti al vangelo di chi è “svestito” , senza paramenti, dottrine e gerarchie, ma non per questo “senza Dio”.

Lina sollecitata nel riprendere questo cammino da diversi amici, invierà periodicamente alla nostra redazione una serie di contributi.

Abbiamo chiesto a Lina cosa la spingesse a riprendere questa esperienza e lei ci ha detto:

“Anche se questo è spazio un pò diverso da quello di un “Forum” su cui si tentò, se qualcuno lo ricorda ancora (procida.forumfree.net) una strada di riflessione sui temi della spiritualità cristiana, voglio ritornare ad offrire ai tanti amici frequentatori di questo blog  una rubrica, dove possono trovare accoglienza pagine di riflessione evangelica. Piccole ed illuminanti sintesi di biblisti , sacerdoti , giornalisti , uomini e donne impegnate nella costruzione di una società giusta e fraterna secondo il Sogno dell’uomo di Nazareth.

Parole che spesso ci lasciano indifferenti se non annoiati, perchè non ci accompagnano ad una comprensione e attualizzazione del testo, permettendoci di sentirle significanti per la nostra vita, per un quotidiano altro, fatto d’impegno, di relazioni profonde e di corresponsabilità.”In questa prima domenica cominciamo con la riflessione al vangelo di Luca 14,25-33 di cui trovate un commento in allegato di p. Alberto Maggi (Chi non ha rinunciato a tutti i suoi averi non può essere mio discepolo) e il testo qui si deguito di Nandino Capovilla.

[In quel tempo] una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò  e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può  essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.

Così  chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può  essere mio discepolo».

BAGNI  DI  FOLLA  ED ESIGENZE EVANGELICHE

Masse in preghiera, gente religiosa, non c’è dubbio. Ma se queste folle di oggi gonfiano le piazze e inanellano successi di audience, davvero non immaginiamo il fuori programma che Gesù avrebbe improvvisato se si fosse trovato anche lui ad uno di questi raduni di massa, visto quello che era accaduto quel giorno quando, come ci riporta l’evangelista, “molte folle andavano con lui”. Luca si ricorda bene che putiferio aveva creato in quell’occasione Gesù e lo riporta fedelmente. Certo doveva essere abituato il Maestro, che infinite volte con il suo sguardo penetrante aveva scovato le persone e scavato dentro i loro volti. Ma poi, si sa, quando si è davanti ad una grande folla, contano le regole di comunicazione: devi essere rassicurante, incoraggiare, confermare tutti con il sorriso sulla bocca e la gestualità aperta. D’altra parte anche l’evangelista Marco custodiva il ricordo di episodi simili, anche se non avrebbe mai partecipato alla solita sfida delle cifre più o meno veritiere, che dopo i mega raduni si scatena sui media: “Quel giorno erano cinquemila uomini”.

Ma Gesù smentisce ogni regola di comunicazione e ogni previsione. Non può davvero evitare di richiamare alle esigenze radicali della sua sequela. Non intende imbrogliare neanche uno dei suoi ascoltatori. Deve ricordare ancora una volta che non è venuto ad imbonire le masse per trascinarle a sé; che il suo obiettivo è il Regno di Dio e non una Chiesa potentissima nella sua macchina organizzativa; che non pensa nemmeno di far confluire le diversità in un gregge di pecoroni, in una massa plaudente e uniformata al folkloristico sventolio di fazzolettini colorati… Per questo il Vangelo ripor-aver sconvolto tutti: “Siccome molte folle andavano con lui, Gesù si voltò e disse…”. Spiazza tutti quel suo voltarsi di scatto. Quel non tener conto del consenso espresso dalla marea di gente che lo circonda, per uscirsene con un discorso pesante, quasi impraticabile e impossibile come lui stesso per tre volte ripete: “Non può essere mio discepolo!”. Sembra faccia di tutto per scoraggiare coloro che si candidano con troppa facilità a seguirlo, affinché prendano sul serio le esigenze radicali dell’amore prima di tutto, del `per primo’ di Dio su ogni altro potere o realtà del mondo. “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre…”. Davvero sconcerta questo leader così popolare, che non si fa incantare dal numero, ma al contrario sembra far di tutto per scoraggiare chi lo vuol seguire. E ancor di più preoccupa che tutti noi oggi, cogliendo questa preoccupazione di Gesù, non ci preoccupiamo affatto.

L’esigenza di fondo è un cuore unificato, un amore per Gesù che niente ha che fare con la lista dei santuari visitati o delle devozioni osservate. Se Gesù vuole che ogni amore venga dopo l’amore per lui, non è per indurci a non amare gli altri: ma la fatica di amare tutti, come lui ama, esige in noi uno spazio di autentica libertà. Liberi dai legami che ci impegnano e dai beni che ci servono, pressati come siamo sia dalla cultura dell’apparire, sia da quella della paura; liberi dalla convinzione che l’altro è minaccia e pericolo alla nostra vita, ci accorgeremo allora che non avremo bisogno di salire sul palco per ricevere applausi di approvazione.

nandyno@libero.it
* Prete della diocesi di Venezia, dal 2009 è coordinatore nazionale di Pax Christi. In precedenza ha svolto il proprio servizio nel Movimento come responsabile delle azioni in Israele e Palestina e in qualità di referente nazionale della campagna “Ponti e non muri” promossa da Pax Christi International per promuovere la pace in Terra Santa. Per le Paoline ha pubblicato nel 2009 Un parroco all’inferno, libro-intervista con Manuel Musallam. unirn.

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