Sono trascorsi 15 anni dal naufragio del "Procida"

procida naufragio

Una sciagura evitabile ma una commovente solidarietà popolare

di Salvatore Iovine (FONTE PROCIDAMIA.IT)

A quindici anni dalla tragedia del monocarena “Procida” è più che doveroso rammentare una evitabile sciagura costata la vita a ben 4 persone anziane, le sorelle Letizia e Rosa Cardito e i coniugi milanesi Sergio Gallina e Susanna Bello, ma che poteva rivelarsi una autentica ecatombe se non ci fosse stato il tempestivo e provvidenziale intervento dei pescatori e diportisti di Marina Grande.  Alle 6.30 del mattino di lunedì 10 giugno 1996 per le strade si avvertiva una frenetica agitazione dal momento che di lì a poco ci sarebbe stato lo spoglio per l’elezione del nuovo sindaco di Procida. Intorno alle ore 7.57 mentre dai seggi si delineava la vittoria elettorale della lista Alleanza Procidana di Luigi Muro, trapelava la notizia che il monocarena della SNAV costruito da poco più di un lustro, il PROCIDA, si schiantava contro la scogliera frangiflutti del porto turistico di Marina Grande, per poi arenarsi al largo della spiaggia della Lingua. Una maledetta e fitta nebbia, l’eccessiva velocità, uno spezzone di cima nell’elica del motore sinistro, errore umano, sarebbero state le concause di un naufragio che il buonsenso e la prudenza avrebbero senz’altro scongiurato.
Ma in quella grigia ed infausta mattinata di lutto, solo la straordinaria e spontanea solidarietà popolare offrì l’unico vero raggio di sole (quest’ultimo fece la sua comparsa solo dopo le ore 11 e cioè dopo oltre 3 ore dalla tragedia) capace di squarciare la sinistra e tenebrosa nebbia marina. E’ ancora vivido il ricordo delle decine di gozzi e pescherecci che disperatamente si affrettarono a prestare i primi soccorsi imbarcando le centinaia di naufraghi, mentre incessantemente risuonavano le campane della chiesa di Santa Maria della Pietà e le sirene delle ambulanze. L’abnegazione e il coraggio con cui tanti semplici pescatori e operatori del posto si precipitarono sul luogo del disastro, fu l’unico momento positivo in una giornata da incubo, in cui tutti i cittadini si sentirono inorgogliti per la splendida catena di solidarietà umana che in pochi istanti si era snodata intorno agli sfortunati passeggeri.
A distanza di 15 anni purtroppo i ricordi si appannano ma resta in chi scrive indelebile il ricordo di almeno due eroi in carne ed ossa (tra le centinaia che si distinsero in quel frangente)  come il sub Giovanni Scotto di Carlo del “Procida Diving Center”  e il coriaceo Sergio Mazzella titolare di Barcheggiando” (quest’ultimo tornò in mutande nei pressi della banchina antistante il portone del Nautico esausto e provato), che non esitarono a tuffarsi in mare per afferrare soggetti in preda al panico e allo sgomento, nonché a recuperare i cadaveri  dei  quattro anziani che affioravano dal natante che li aveva inghiottiti a trecento metri dalla riva.

Potrebbe interessarti

blank

Perchè è tempo di guardare all’Africa con occhi nuovi. Senza ideologismi e paure

di Nicola Silenti da Destra.it A scorrere le pagine del libro” La speranza africana. La terra …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *