Campania: Il paradosso dei beni culturali

di Eugenio Frollo

Il Real Sito di Carditello, opera del 1787 di Francesco Collecini (allievo del Vanvitelli), è collegato al nucleo urbano di San Tammaro con una serie di percorsi viari agresti, che attraversano la piana dei Mazzoni. Il luogo, popolato da cinghiali, pernici e selvaggina, era noto a Carlo III di Borbone, che ne abbozzò l’impostazione, nel 1744, come Real Difesa, provvedendo a crearvi scuderie e ricoveri per animali, magazzini e residenze temporanee per la corte, al ripopolamento della selvaggina ed alla manutenzione delle vie per Napoli e Caserta.
Il complesso, di matrice neoclassica, venne poi realizzato sotto Ferdinando IV, con un corpo di fabbrica su due livelli, un loggiato, otto torri laterali e le stalle; all’esterno un vasto galoppatoio ellittico, caratterizzato dai due obelischi e dal tempietto circolare e, nella parte retrostante, due ampie corti quadrate. Con l’acquisizione da parte dei Borbone dei territori contermini, la tenuta, nel 1833, aveva raggiunto l’estensione di circa 2.030 Ha. Non è da sottovalutare la com-plementarità che Carditello sviluppava con San Leucio, San Silvestro e Caserta: tutte in funzione della promozione economica del Regno, con attività di stampo agro-zootecnico e manifatturiero improntate alla sostenibilità.
Dopo l’Unità il sito subì la suddivisione fondiaria a favore delle famiglie dei reduci di guerra, ad iniziativa dell’Opera Nazionale Combattenti. In seguito, le autorità militari vi collocarono un de-posito d’armi; durante la seconda guerra, con l’occupazione americana, avvenne l’esplosione della polveriera. Il Consorzio di Bonifica di Calvi e Carditello e zone aggregate, vi impiantò, nel 1948, alcuni uffici (insieme ad una Stazione dei Carabinieri ed una scuola comunale), fino al subentro del Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, poi sostituito da un laboratorio di analisi e ricerche della Cassa per il Mezzogiorno. Quest’ultima, insieme con gli uffici tecnici consortili, la Regione Campania e la Soprintendenza ai BBAAAS di Caserta, realizzò un parziale restauro, con finanziamenti sporadici, che hanno interessato solo una parte dell’intero complesso. Ma nel frattempo i ricchissimi apparati decorativi del sito erano stati quasi del tutto asportati.
Il ripristino formale e funzionale del sistema delle vie d’acqua gravanti sull’asta idraulica dei Regi Lagni, che si sta programmando, prende corpo assieme con l’integrazione dei canali con il sistema architettonico delle preesistenze, delle masserie, delle città di ieri e di domani, con i sistemi intermodali, con i corridoi ecologici ed implica, oltre alle conoscenze specifiche, una concertazione trasversale d’intenti fondata su una politica di piano che coinvolga diversi attori in un processo sinergico, in vista di una progettazione ecosostenibile e partecipata.
A stroncare tale processo è la realtà delle ultime ore. Dopo la nomina di un custode giudiziario, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha fissato per ottobre l’udienza per la vendita all’asta del Real Sito al prezzo base di 25 Ml€. Questo rende concreta l’eventualità che il Sito possa cadere in mani private (e forse poco raccomandabili) ed essere sottratto alla pubblica fruizione. Non solo la perdita di un pezzo delle nostre risorse, ma anche, come ci si augurava, di nuove opportunità di sviluppo. Inoltre, il “caso Carditello” potrebbe innescare un pericoloso ciclo di svendite di Beni Culturali, in un’Italia che già li amministra in maniera pessima. Bel modo di festeggiare l’Unità!
Il problema è anche politico. Sul versante degli impegni assunti dalla Regione tutto è stato fatto (in sostanza, la Regione è contemporaneamente creditrice e debitrice nei confronti del Consorzio di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno, attraverso la SGA-Banco di Napoli) ma non un euro è stato versato.
Al contrario, nelle ultime ore è forte la mobilitazione delle numerose Associazioni attive sul ter-ritorio (tra le quali l’Associazione Onlus Siti Reali, il Meduc, Pianeta Cultura e la Libera Università Vesuviana) le quali hanno scatenato una campagna di sensibilizzazione su Facebook ed aperto una sottoscrizione su www.firmiamo.it/salviamo-carditello .
Naufragati gli impegni politici, l’ultima spiaggia resta l’appello al Presidente della Repubblica, in attuazione dell’art. 9 della Costituzione, che in queste ore le citate Associazioni stanno stilando, ed il coraggioso tentativo di transazione, con molto sacrificio di cassa, che i vertici del Consorzio stanno programmando.
Chi ci legge, se può fare qualcosa lo faccia. Quantomeno, sottoscrivere la petizione sul citato sito, o in qualunque modo si possa strappare la meravigiosa residenza borbonica da questo as-surdo e paradossale impasse.
Eugenio Frollo

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