Che politica è gettar fango sull’isola? Chi paga i danni?

Riceviamo e pubblichiamo dal peridico  “PROCIDA OGGI”

Di recente abbiamo ricordato che Obama sostiene che la prima regola della politica è comportarsi da galantuomini.

Una regola attualmente da noi archiviata da chi pretendeva di porsi come alternativa fondando la sua forza su maldicenza e ipocrisia e nascondendo i propri scheletri nell’ armadio. L’impegno massimo è posto a lanciar fango

sulle Istituzioni, sui rappresentanti eletti, su tutto, ritenendo con lo scandalismo gratuito, il giustizialismo, il falso moralismo di mettere le mani sul potere. Al contrario il leale confronto tra diverse opinioni sono il lievito della democrazia. E’ necessaria un’ inversione di comportamenti nell’ interesse di singoli e collettività. La vicenda dell’interdittiva prefettizia alla Società che gestisce lo smaltimento rifiuti è la più lampante fotografia di quello che di nefasto si può mettere in atto quando vengono meno i principi più elementari di correttezza e lealtà non solo verso quel che si ritiene avversario politico, ma contro i cittadini e contro il proprio paese.

E’ questo stato il modo di intendere il confronto politico da parte di “Insieme per Procida”, minoritaria per fortuna dell’isola, con le sue malsane propaggini mediatiche Questo raggruppamento ha il dovere di svolgere il suo ruolo di stimolo e di controllo per rispettare il mandato elettorale e quindi, se ritiene, è suo compito svolgere osservazioni anche fortemente critiche sul problema rifiuti, quanto su qualsiasi problema amministrativo. Ma inventarsi collusioni malavitose, facendo apparire un paese in mano alla camorra non è vero, e non è vero per nessuno, e non può essere un argomento di speculazione per qualche consenso in più. L’attuale Amministrazione ha posto in essere tutte le iniziative cautelari richieste dal caso e lo conferma anche l’ assenza di qualsiasi intervento punitivo da parte della Prefettura, quantunque invocato a gran voce da quel gruppo politico. Semmai l’ Amministrazione è riuscita a tenere pulita l’ isola pur nella tragedia che ha colpito Napoli e Provincia con cumuli di rifiuti per mesi fino al primo piano
delle case. Peraltro in Campania sono evidenti responsabilità, non solo politiche, proprio dei personaggi a cui gli “Insieme” fanno riferimento. Ma questi emettevano comunicati per descrivere l’isola sommersa da inesistenti rifiuti che i compari si impegnavano a diffondere via internet nel mondo, discreditando l’immagine dell’isola ed allontanando i turisti. Salvo poi ad affiggere manifesti di doglianze a firma di fantomatici operatori turistici, magari di quelli che sono morosi col pagamento TIA o sono i primi a sporcare l’isola.

Ma questa non è stata né una sorpresa, né una novità. Lo avevano già fatto nell’estate precedente quando allo sbarco dei traghetti invitavano i turisti a scappare. Questa volta alla ordinaria denigrazione dell’isola gli “Insieme” hanno “calato il carico”: l’isola è in mano alla camorra, intervenga il Prefetto a sciogliere il Consiglio Comunale, evidentemente accusato di collusione. E via a strapparsi le vesti con il codazzo di poco illustri politologi, vicini e lontani, pseudosindacalisti, ranocchi che gracidano nel pantano, analfabeti vari con laurea o senza, fantomatici letterati, sepolcri imbiancati dal moralismo da “tre palle un soldo”. E via su carta stampata e blog telematici a diffondere in rete l’incontinenza della loro rabbia repressa per non poter mettere le mani sull’isola. Certa stampa e certi blog locali, in proprio o da megafoni, tra le tante cattiverie, sono arrivati a scrivere che eravamo stati “travolti da un
insolito destino nell’ azzurro mare di agosto” “Costernazione, stupore, dolore e rabbia nel cuore e nella mente di tutti”. E tra inesistenti misteri che nella loro bontà non si spiegavano c’era il “perché (.) hanno voluto conferire il 70% delle quote ossia potere assoluto sui nostri soldi, proprio alla San Marco” quando è stata colpita dall’ interdittiva? “Il Sindaco chieda scusa ai procidani per il fango che è stato gettato sull’isola, mai il nostro nome era stato associato alla criminalità organizzata”, “un fulmine di portata micidiale”, “l’ombra nera che gli Amministratori hanno riversato sull’isola sarà un’ onta incancellabile”. “Vicende torbide di questo tipo non abbiano a ripetersi, e la nostra comunità si riappropri della sua dignità costruita nei secoli e mai accostando il proprio nome ad una cultura criminale che non le appartiene”. E non si spiegavano “Come sia potuto succedere che nostri uomini politici, professionisti intelligenti, padri di famiglia, siano caduti nello scandalo SEPA”. “Procida è perdente e discreditata”. E così via. E poi manifesti, proclami, invettive varie, tutte con la condanna: “Vergogna”, ripetute centinaia di volte. Una clamorosa pennellata a posteriori di ipocrisia l’ha aggiunta il capogruppo consiliare di “Insieme per Procida”, negando tutto quel che avevano detto e scritto, sostenendo che essi avevano solo criticato i disservizi SEPA, fingendo di dimenticare i propri comportamenti nelle sede ufficiali ed in pubblico. Poi per non riconoscere il male fatto, con un nuovo manifesto hanno aggiunto altre bestialità: non sono i giudici a giudicare ma la polizia, il Prefetto, il Ministero dell’ Interno. Altro che democratici, questi sono lontani da qualunque idea di democrazia, sono tra i peggiori reazionari questi sono per lo Stato di polizia, con le dittature, nere o rosse che siano. Peraltro il Prefetto non ha mai parlato di “collusione, e non aveva elementi per farlo, anzi i giudici hanno considerato gli “indizi” insufficienti o inesistenti anche per la “permeabilità”. Essi calpestano i più elementari principi costituzionali, a voler essere buoni, per ignoranza ma forse più per cattiveria. Poteva mai essere giusto per la presenza di un soggetto, che peraltro nulla ha personalmente avuto a che fare con l’isola, indicato come “permeabile” a certe influenze ma senza accusa di reati penali né mai parlare di “collusione” di Coop San Marco o SEPA, si debba, a catena accusare di collusioni camorristiche tante persone rispettabili, fino alla massima rappresentanza del proprio paese, colpendone la onorabilità all’interno ed all’esterno dell’isola? Ed ora che la magistratura ha annullato il provvedimento prefettizio e quei “Vergogna” si rivoltano contro chi con tanta foga li pronunziavano,  perché non trovano un minimo di senso civico ed ammettere la propria indignità ad essere parte di un consesso civile e chiedano scusa a Procida per i danni materiali e di immagine prodotti. Essi scrivevano: “Le dimissioni in certi casi non sarebbero un atto dovuto, una conseguenza naturale, una necessità fisiologica”. Per chi ha gettato discredito sull’isola con fatti inesistenti, questo è uno dei casi. Si dimettano i Consiglieri di “Insieme per Procida” che hanno chiesto l’incriminazione del Consiglio Comunale per “problemi ambientali” di infiltrazioni malavitose. Si dimettano gli irresponsabili rappresentanti di certi partiti, pseudo sindacalisti. Articolisti, curatori di blog, opinionisti da strapazzo, giudici dei giudici, la smettano di imbrattare la rete telematica. Procida, come l’Italia, ha necessità di una politica che sia seria e non basata sullo scandalismo d’accatto.

Qualcuno spera ancora nell’appello alla sentenza del TAR. La sentenza non riguarderà mai la compromissione dell’isola né tanto meno di suoi rappresentanti. Ci si renda conto che c’è necessità di collaborazione attraverso il confronto, quantunque franco ma leale, se si vuol rendere un buon servizio al paese. Se ancora alberga un minimo senso di responsabilità, la pessima esperienza della vicenda sia almeno d’insegnamento per chi ha sbagliato.

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