Eav: Carta fedeltà senza premi

Di Pasquale Carabellese

PROCIDA – Il recente aumento delle tariffe bus, deciso per ripianare il debito nei trasporti regionali, ha portato una novità per i residenti procidani: la carta fedeltà. Nome ambiguo e ingannatorio, perché, come è ormai costume in un certo politichese, lascia credere ciò che non è, sul modello delle carte dei supermercati.

Velocemente qualche coordinata, affinché tutti possano verificare. La card nasce nell’allegato 2 del decreto dirigenziale 75 dell’8 maggio 2017, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 36.

L’allegato, elaborato dall’Agenzia Campania Mobilità, subito dopo la proposta di schema tariffario per le isole, propone, testualmente, “per i residenti delle isole l’istituzione di una “carta fedeltà” o di un titolo multicorsa che consenta ai possessori l’accesso ai titoli “CORSA SINGOLA” …. a una tariffa agevolata”; l’agevolazione per i residenti, insomma.

Nel suo successivo comunicato l’EAV dà per assodata la scelta della prima opzione, senza altre specificazioni; non si sa chi e a quale livello abbia fatto la scelta.

Resta il risultato: la bus card si presenta non solo vessatoria nei confronti dei residenti ma assolutamente stupida rispetto all’ipotizzabile scopo, che dovrebbe essere la lotta all’evasione. Per almeno tre motivi.

In primo luogo penalizza l’utente occasionale, costretto dal meccanismo a pagare la tariffa piena non residenti, quando avrebbe diritto alla riduzione.

Solo per un esempio. Appare oltremodo improbabile che il popolo procidano della Sagra del Mare, costretto a piedi da un divieto di circolazione mammut dalle 7 alle 2 di notte, si sia premunito della carta fedeltà: appare più probabile che abbia dovuto subire la tariffa piena su andata e ritorno a casa.

Il secondo appunto riguarda la procedura: ricordiamo che stiamo parlando di persone potenzialmente a piedi. L’interessato deve recarsi all’ufficio EAV locale per ritirare il modulo, che non si presenta disponibile on line secondo la prassi ormai corrente, riempirlo, allegare una foto (per la card!) e –udite, udite! – una fotocopia della carta di identità.

A parte i costi iniziali e successivi – il duplicato costa 5 euro-  la domanda spontanea è: cosa dimostra in più una simile card rispetto alla carta di identità, da allegare oltretutto in copia? Si tratta, tra l’altro, di dati personali sensibili, che potrebbero essere persino commercializzati all’insaputa dell’utente.

Scartando questa ipotesi, c’è molto di stupido e di paranoico nella scelta, molto fuori linea rispetto a un corretto rapporto di una Azienza pubblica con i suoi utenti.

Se il problema era- e speriamo solo quello- di evitare la truffa di non residenti, bastava rifarsi alla collaudata esperienza pluriennale della Caremar e simili, dove il danno della truffa è potenzialmente maggiore.

Non a caso qui il controllo si è focalizzato sulla carta di identità, all’acquisto del biglietto e/o alla salita a bordo.

Credetemi, signori dell’EAV, funziona: parola di procidano che deve mostrare continuamente la sua carta.

E capisce che il piccolo disturbo gli conviene. Ma il vostro modo no: è offensivo del buon senso. E indispone.

C’è solo da sperare che qualcuno, in Amministrazione o fuori, si renda conto dell’assurdità, dell’inutilità e della sostanza vessatoria di una simile card e riesca ad ottenere da parte dell’EAV il rispetto sia del senso comune sia di un documento dello Stato italiano, messo in un angolo da una –pretesa-carta fedeltà di natura privata.

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