Procida. Mogli e buoi dei paesi tuoi.

“Procidani, per gli acquisti ed i regali natalizi, piuttosto che recarvi in terraferma, spendete nei negozi dell’isola”. Questo, in sintesi, l’appello lanciato all’unanimità dai 21 componenti del Civico Consesso procidano e contenuto in manifesti e locandine disseminate per il territorio e apparso ieri anche sul quotidiano Il Mattino di Napoli.

Secondo Domenico Aiello, delegato al commercio del Comune di Procida che ha ispirato l’iniziativa: «Chiediamo uno sforzo unitario per vincere la fuga dei procidani verso i centri commerciali della terraferma. Ogni fine settimana sono, ormai, centinaia le auto che si imbarcano dirette ai mercati continentali. E in alcuni negozi isolani sono apparsi ironici cartelli con la scritta: “Cercasi cliente a Procida” ».

Dino Ambrosino, di « Insieme per Procida », e Mariano Cascone, consigliere di minoranza de « La Svolta », confermano: « Molti esercizi rischiano la chiusura».

Il presidente dell’Ascom Eugenio Michelino spiega: « Quella che può sembrare una scelta autarchica è invece un disperato grido di allarme per non morire. Gran parte delle 300 attività produttive isolane sono allo stremo. Assediati da mutui e prestiti bancari, alcuni commercianti mi hanno confessato la possibilità di rivolgersi a qualche usuraio. Sarebbe l’inizio della fine, la prima volta nell’isola, ove questa forma di ”cultura” non è mai esistita. Da qui la necessità di stringerci insieme in un patto per Procida».

Premesso che per affrontare i problemi del commercio a Procida, che soffre di vari fattori (vedi il proliferare dei centri commerciali in terraferma, mancata specializzazione delle attività commerciali, polverizzazione della distribuzione, diminuzione dei consumi conseguenti alla crisi economica, acquisti via internet, etc.), ci vorrebbe ben altro, senza sfociare nella demagogia e nel populismo, tanto di modo di questi tempi. Poi la soluzione alla crisi è davvero quella di continuare a CONSUMARE?

Alla facia della crisi! I solddi però ci sono per un manifesto grande coloratocon cui tappezzare un isola insieme a tanti bei volantini.  Ci verrebbe da aggiungere, ma modi alternativi per comunicare con il cittadino non ci sono, vista  l’ennesina “crisi dei rifiuti”,  per cui continuiamo a produrre “monnezza” e non pensiamo a ridurre il consumo anche della stessa carta?

Proviamo a fare un po’ i conti,con i “piedi per terra” SENZA demagogia.

1. La crisi non è sola dei commercianti, che sia ben chiara, è di tutti, i cittadini, le massaie, le intere famiglie acquistano dove trovano risparmio, per far fronte fino a fine mese.
2. Altro aspetto: forse non è chiaro a molti che, in questi ultimi anni i procidani sono diminuiti, non guardiamo il numero anagrafico degli abitanti, non è reale, il fatto è dovuto all’emigrazione di tantissimi giovani, e giovani coppie, che risultano ancora a Procida, da aggiungere i residenti d’oltremare che  si vedono per due mesi durante l’anno, e comunque spendono quasi niente.
300/350 attività commerciali, per una “utenza” di 8000 consumatori, di cui 6000 nell’ambito “mangereccio”, “sono assorbiti” dai tre grandi distributori sull’isola.
4. “la crisi è di tutti ”, ma non possiamo pensare neanche di continuare ad occupare tutti i buchi dell’isola, per fare i bottegai, e poi lamentarci.
5. Non ultimo, molti dei nostri commercianti (per uso famigliare) sono contro corrente all’invito del manifesto.

Per concludere una domanda sorge spontanea:

Se tutti i consiglieri Comunali di maggioranza e minoranza sono concordi nel dire che il commercio a Procida è, per usare un eufemismo, “alla canne del gas” e sollecitano i cittadini a spendere i loro soldi sul territorio perché aumentare la tariffa sui rifiuti TIA e  di quasi il 30% il suolo pubblico (COSAP)?

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