Processioni, spari, congreghe e sagre: dove va la nostra Chiesa?

(da procidamia.it) Dopo aver visto le immagini di Padre Zanotelli, protagonista in Piazza San Pietro, tra uno stuolo di migliaia di laici e cattolici, quale promotore di un digiuno pro-referendum e ricordandomi delle incomprensibili assenze di tutti, ma proprio tutti i sacerdoti dell’isola, in occasione dell’intervento del comboniano solo due giorni prima,  c’è da domandarsi in quale direzione è diretta la nostra Mater Ecclesia all’inizio del nuovo millennio.

Carismatico operatore di pace, missionario della carità, strenuo combattente di nobili crociate civili, non avrebbe meritato un benvenuto, un arrivederci, un ringraziamento per decenni di battaglie per i diritti umanitari? Battaglie contro tutto e contro tutti: contro la fame, la sete, i criminali di guerra sudanesi, pestato dai poliziotti napoletani per difendere extracomunitari, contro la classe politica degli anni ’80 in relazione alle spese militari italiane: famosissime furono le sue prese di posizione a tal proposito contro Andreotti, Spadolini, Craxi e Piccoli.

A Venerdì Santo eravamo tutti presenti, clero e laicato accanto alla statua lignea del Lantriceni, a maggio eravamo tutti presenti al corteo in onore delle statue di San Michele e San Giuseppe, cosparse dei milioni di petali lanciati dalle centinaia di fedeli e accompagnati da spari fragorosi e sicuramente costosi .

Le sagre del pane, del vino, del carciofo, del friariello e del rafaniello, sono piacevoli ed irrinunciabili momenti ludici,  di sana aggregazione sociale, sono cose buone e giuste, così come lo possono essere le veglie di preghiera, i cortei penitenziali, i tanti pellegrinaggi, i campi scuola, che offrono anche l’opportunità di confrontarsi con realtà di ben più ampio respiro, rispetto allo spazio lillipuziano dello scoglio, ma alla fine della fiera quanti e quali sono i frutti di noi cattolici isolani?

Pochi giorni dopo gli ultimi mortaretti e i fuochi a mare in onore del santo di turno, il giovanissimo Tullio ricercava disperato il suo paradiso in terra nell’inferno mortale di dolore e solitudine di Scampia. Una ennesima vittima, che ahimè inizia a non essere nemmeno più una notizia, ma che deve essere sempre più tenuta nascosta, sempre più celata per non turbare il nostro sereno tran-tran quotidiano, arroccati come siamo nel nostro intoccabile edonismo ed egoismo.

Ma se il clero, in generale, si mostra recalcitrante verso le battaglie sociali, l’impegno civile, se ogni volta è timoroso di prendere posizioni come quando a gennaio scorso fu svelato il nefando operato del più impresentabile politico degli ultimi 150 anni, limitandosi a sussurrare qualche flebile frase di circostanza e allora significa che siamo messi davvero male.

Quello che vi è stato sussurrato nell’orecchio gridatelo dai tetti disse il Messia oltre duemila anni fa.

Occorre che i sacerdoti siano meno burocrati dei sacramenti, meno pastori, ma più pescatori di uomini, occorre uscire dall’ovile delle chiese e delle sagrestie ove pascolano, forse, anime già salve e andare incontro a giovani pecorelle in prossimità del burrone, a cui offrire il calore di una mano paterna, guardare negli occhi, assicurandoli di essere pronti a stare loro vicini.  Ma se i sacerdoti non vanno incontro neppure ad un loro “collega”, tra l’altro un santo dei nostri giorni, come potranno salvare le pecorelle smarrite della Prochyta semper cristiana fuit.

A furia di non dire nulla, di tacere, di bendarsi gli occhi, di non parlare, di affumicarsi del fumo delle candele e di sfilare in maestose e sempre più folkloristiche processioni, saremo costretti a celebrare sempre più funerali per piccole vite precocemente spezzate a causa della nostra complicità omertosa e immatura religiosità. (S.I.)

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