Procida. Il decisionismo in politica

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(da Il Golfo)

Poiesis Procida

Il potere si manifesta solo nelle circostanze eccezionali, anzi, di più: il potere esiste solo in tali circostanze, nella normalità il suo esercizio ordinario è mera routine. La quotidianità, infatti, permette l’esprimersi delle regole generali, imbevute di banale ovvietà, nei casi eccezionali le norme comuni non riescono ad esprimersi e quindi si richiede l’invenzione di nuove regole.In tale situazione il filosofo Schmitt definì come sovrano chi riesce a decidere nel momento in cui lo stato di eccezione si manifesta.


La sovranità si basa sulla decisione. In questa teoria giuridica, poi chiamata decisionismo, il potere non si fonda su una rete di regole a cui tutti devono attenersi, bensì sulla decisione di un soggetto, che manifesta la forza di decidere sulle situazioni di emergenza .L’elemento decisivo sta nella personalità forte di questo soggetto, che impone una data volontà, ovvero una decisione che crea le nuove norme. In Teologia politica il momento in cui la decisione assurge al ruolo di summa auctoritas è proprio quello in cui lo stato di eccezione si manifesta in tutta la sua forza dirompente.Schmitt ne è perfettamente consapevole quando utilizza, quasi con spregiudicatezza, il caso di eccezione per dimostrare che la definizione di sovranità come decisione è possibile solo se “non è applicabile al caso normale, ma ad un caso limite”. L’essenza della sovranità, infatti, viene quasi offuscata nella normalità e si palesa invece nell’eccezione. La decisione è un fatto reale, è concreta, la sua concretezza è consapevolezza della situazione storica particolare, capacità realistica di non sfuggire alla sfida del presente in cui si agisce, di separarsi dalle illusioni. La decisione è concreta in quanto si confronta con il reale sapendo di non poter contare su alcun fondamento comunemente ed indiscutibilmente accettato. L’auctoritas non ha bisogno di diritto per creare diritto. Ciò non significa affatto che la decisione per Schmitt sia extragiuridica ma solo che deve creare norme a partire da una situazione di assenza di norme: è quest’assenza che le dà fondamento, non certo l’ordinamento giuridico. La decisione, infatti, è l’azione che sta fra l’Idea e il caso concreto, l’azione che crea la forma giuridica. Assumere radicalmente l’assenza di continuità tra idea e caso concreto, riconoscere in ciò il concreto che spezza definitivamente la tautologia della mediazione moderna, è la decisione, “è il cuore del decisionismo schmittiano che esclude ogni fondabilità dell’ordine su di un qualsivoglia terreno saldo”. Alla decisione Schmitt affida il compito di ricreare una possibile ‘forma’ rappresentativa, quella rappresentazione dell’ordine che, in passato assicurata dalla capacità della Chiesa Cattolica di fondere i diversi in una complexio oppositorum, è stata resa impossibile dalla modernizzazione e dalla conflittualità diffusa e sempre più difficilmente mediabile della società moderna. Al politico inerisce l’idea, dato che non c’è politica senza autorità, né c’è autorità senza un ethos della convinzione. L’ordine sarà ricostruito da chi sarà in grado, nella concretezza della situazione storica, di fare presa sul reale e di assicurare il massimo grado possibile di neutralizzazione attiva del conflitto.

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