Metti il caso che Luca Cordero di Montezemolo, presidente della casa automobilistica di Maranello, in preda ad un raptus improvviso di bontà altruistica, decida di far dono di una splendida Ferrari ad un clochard sporco, ricoperto di stracci e steso a dormire sotto i ponti di una qualsiasi autostrada. Il povero cristo, sorpreso e svegliato di soprassalto, si stropiccerà gli occhi per la meraviglia e, dopo i primi momenti di stupore, si chiederà: “ E adesso cosa me ne faccio? E come riuscirò a mantenerla? Al massimo ci potrò dormire dentro”. Mi scuseranno i lettori per il paragone alquanto irriverente, ma per me il presidente Montezemolo è lo Stato Italiano, la Ferrari è l’ex carcere e il clochard, purtroppo, il Comune di Procida. Già sento sibilarmi alle orecchie brontolii di protesta che diventano man mano più eloquenti: “ Ma tu hai idea di cosa può significare per Procida l’acquisizione del carcere? Quali prospettive di sviluppo economico e turistico può rappresentare?”
E queste voci, devo riconoscere, sono giuste ed hanno un loro fondamento logico. Ma non dovremmo trovarci in Italia e per giunta a Procida!Ho l’impressione che l’euforia della nostra classe di amministratori intorno all’argomento “carcere” sia dovuta ad una mancanza di conoscenza del problema ed ad una nebulosa ed incerta valutazione del “dopo” acquisizione della struttura da parte del Comune. Non vorrei che quest’ultimo, dopo aver avuto il regalo, si ponesse gli stessi interrogativi del clochard di fronte alla Ferrari…
Scherzi a parte, l’ex –carcere (e qui sento montare una marea di proteste nei miei riguardi) rischia di diventare una vera e propria palla al piede per Procida.
Ho ancora nelle orecchie le parole e ancora sotto gli occhi gli articoli di chi plaudiva all’andata via del carcere da Procida. “ Il carcere – si diceva- si trasformerà da una palla al piede per l’isola in una palla gol!”
Erano gli anni ’80 del secolo scorso e fu cosi che nel luglio del 1988, vale a dire venticinque anni fa, il carcere fu chiuso. E non per le richieste locali, ma per decisioni prese in “alto loco”: la struttura era diventata antieconomica.
Ma io questa palla gol entrare in rete dopo venticinque anni non l’ho ancora vista. Forse la vedranno i miei figli, ma chissà!
Per avervi lavorato venticinque anni conosco il carcere come le mie tasche. Anzi meglio. Il complesso dell’ex- penitenziario, composto dal palazzo D’avalos vero e proprio e dal carcere nuovo costruito negli anni ’70, cui bisogna aggiungere la sede della Direzione con gli uffici amministrativi, l’infermeria detenuti, la caserma e la mensa degli Agenti, il palazzo che ospita ancora oggi famiglie di ex- dipendenti nonché i locali adibiti alle lavorazioni (telerie, falegnameria etc ), è una struttura enorme di centinaia di migliaia di metri cubi in totale sfacelo.
Inoltre c’è il terreno della “Spianata”, tenimento agricolo dell’Istituto, che si estende dalle mura del palazzo della Direzione fino alla località La Vigna, un tempo fiorente campo coltivato ed allevamento di animali ed oggi ridotto ad un ammasso inestricabile di rovi.
La sola messa in sicurezza di questi ambienti (nel palazzo d’Avalos intere ali sono crollate così come intere parti delle altre strutture) richiederebbe un’enorme impegno economico. Senza tener conto che bisognerebbe valutare con studi approfonditi la stabilità del palazzo, vecchio di quattrocento anni, sulla roccia onde evitare che in un futuro non molto lontano possa slittare in mare. Tale rischio vale anche per l’Abbazia di S. Michele. Ora io mi chiedo: è possibile in questi nostri tempi così bui e tristi reperire le decine e decine (se non centinaia) di milioni di euro necessari per la riqualificazione del complesso carcerario? Ottenerli dallo Stato, neanche a parlarne! Anzi questo se ne è liberato passandolo al comune. Dalla padella nella brace. L’Italia è un paese ricchissimo di opere d’arte, siti archeologici, chiese vetuste ( basti pensare che solo a Napoli ci sono duecento chiese ricche di tesori artistici completamente e da tempo chiuse) che sono in grande sofferenza per mancanza di fondi.
Non è, forse, che i nostri amministratori, Sindaco in testa, si siano lasciati prendere da troppo euforia nel plaudire al passaggio del carcere al Comune, vantandolo come una conquista dell’Amministrazione?
Non vorrei che, sbollita la sbornia dell’avvenuta presa di possesso, il nostro Comune dicesse con rammarico, come il nostro clochard di fronte alla Ferrari: “E adesso che me ne faccio?” Lo so che tutto ciò è triste, ma certe considerazioni bisogna farle per impedire che la probabile delusione successiva sia più forte delle rosee e immaginifiche aspettative.
si fa strada una proposta popolare ARTE E ORTI che sta girando fra la gente di Procida una unità di tutte le forze attive del territorio che dia al carcere la connotazione di OSTELLO DELLA GIOVENTU con annesso teatro cinema sale internet sala prove etc gesite dalla nostra arte con le associazioni operanti sul territorio e che dia lavoro ad un collettivo che ripristinanda anche gli orti circostanti veda una produzione alimentare a km0 La ristrutturazione fatta dalle maestranze presenti sul territorio con capitali messi dalle famiglie procidane che vogliono crare posti di lavoro per i propri figli
anni ed anni fa e parliamo di quasi 20’anni fa il grande giovanni agnelli lo voleva per farci un grande albergo e se nn ricordo male il comune di procida rifiutò nn si è fatto nulla all’epoca che nn cera la crisi…….. lo vogliono far adesso!!
Risponde a verità quanto afferma Antongiulio sulla iniziativa di Arte e Orti ?ritengo potrebbe essere un’ottima soluzione? Che ne dici Giacomo:Affettuosi ricordi Giovanpietro Scotto di Carlo(un procidano che vive a Roma dal 1968.Un abbraccio a tutti. Gianni
Caro Gianni, innanzitutto ti voglio dire che quello che hai letto è un mio articolo scritto esattamente tre anni fa, in occasione del passaggio del Carcere dallo Stato al Comune. Non so chi labbia messo di nuovo in circolazione. Attualmente, da quanto mi risulta, la situazione è peggiorata. Se non si mette lo stabile per lo meno in sicurezza non si può fare assolutamente nulla. Tutte le idee sono buone, ma è anche e soprattutto una questione economica. Mi ricordo perfettamente di te e…della pensione Fantasia. Un caldo abbraccio, Giacomo.