La ricerca dell’ISTAT dopo accurata elaborazione emette tale sentenza: pensioni, disuguaglianza record, dirigenti al top precari in miseria, aggiungere dipendenti pubblici di fascia medio bassa.
Questa risultanza costituisce uno degli aspetti emblematici che la crisi economico-sociale ha messo in evidenza, in cui viene esplicitata la dimensione deficitaria e raggelante del rapporto retributivo tra queste categorie sociali che va da 1 a 40 tanto da preservare gli uni da qualsiasi difficoltà del vivere e gli altri, in numero decisamente maggiore, proiettati ai limiti dell’indigenza. Tutto ciò con l’elemento aggravante che i primi, essendo in larga parte selezionati (Enti locali, Aziende sanitarie, istituti scolastici, etc.) dalla così detta politica di palazzo, si è sempre di più configurata come “un’area protetta” con la sensazione di “fannulloni dorati” tanto da rappresentare un ostacolo al buon andamento delle attività istituzionali.
In tal senso basta osservare ciò che quotidianamente avviane sul proprio territorio per prendere atto di questa nuda e cruda realtà. Ciò vuole essere un piccolo esempio dello stato d’ingiustizia, di prevaricazioni, di cinismo, di degrado, di illegalità e di ineguaglianza sociale su cui si è incentrato il nostro Paese, dalle grandi città alle nostre, piccole, comunità.
Ma, ecco che da questo buio labirinto, come per incanto e non tralasciando il credere nella speranza, il mese di maggio ha trasmesso un grande profumo di primavera che si è sparso da Milano a Napoli, da Cagliari a Trieste a Novara e in altri luoghi per proporre una cultura che reintroduca la solidarietà, il bene comune, la giustizia sociale, un’idea diversa della società. Inoltre, emerge la richiesta si superamento della scissione tra la politica e il popolo, che non vuole essere protagonista esclusivamente per mere contese elettorali di potere ma appropriazione di un ruolo attivo di partecipazione nella stesura delle linee guida e alla costituzione dei contenuti che riguardano i destini e le sorti future della collettività.
Su questo slancio virtuale dello straordinario evento delle elezioni appena concluse si devono sviluppare due cose: mettere in campo un modello generale di futuro e dare risposte concrete alle peggiori indecenze della politica. Pertanto per cercare di diluire il divario tra i problemi del Paese e l’agenda politica è fondamentale mettere in campo grandi temi come il mondo dei giovani e un modo diverso di essere cittadini, visto che c’è una diseducazione civica che va avanti dagli anni ’80. Chiudo, con l’auspicio, per un comune sentire, che il Partito Democratico di Napoli e Provincia (compreso quello di Procida), esaurito in questa fase lo sciagurato cupio dissolvi (desiderio di dissolversi) che lo ha pervaso, possa riprendere, con risorse umane totalmente nuove, il ruolo fondamentale di forza di progresso e di alternativa sociale e politica che in altre ampie parti del territorio nazionale è già in avanzata costruzione.
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