sonno della ragione
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Il Sonno della Ragione

Di Michele Romano

PROCIDA – La crisi in cui si è avviluppato il mondo contemporaneo (dentro il quale il declino dell’Occidente rappresenta la parte più rilevante) sta caratterizzando il nostro tempo come quello del regredire, dell’arretrare, del chiudersi a riccio, di disperdersi, di formare tante tribù, impegnate in una tenzone di belluina intensità, utilizzando anche la “tecnologia mediatica”.

La penisola è piena di tali focolari dal substrato socio-politico a quello dei mass media, dove le urla, il discredito, il disprezzo degli uni contro gli altri rappresentano il filo conduttore degli incontri-scontri, istigati dalle peggiori passioni nella miserevole “pugna” per la supremazia degli ascolti.

In questo clima i drammi, le tragedie umane e gli altri eventi umani sono espressi come una “Vis” subculturale degna di chi pascola nella memoria della razza Ariana.

Per comprendere ciò è sufficiente osservare sulle reti televisive i toni usati da tanti volti noti pregnanti di acida supponenza. Nel frattempo Caino implacabile continua a divorare gli innocenti come la straziante visione di Manchester dimostra.

Anche nel piccolo perimetro della nostra “polis” micaelica imperversa il tribalismo in cui ciascuno vive nel proprio recinto con la convinzione che tutto il male possibile risiede nell’orticello dell’altro.

E qui, da cultore di filosofia, latino e greco che ci consente di colloquiare con le nuove generazioni, speriamo di trovare in essi la spinta vitale verso un cambiamento radicale, con l’auspicio di un decisivo supporto di istituzioni e agenzie educative, più presenti e meno silenti. Tanto da evitare il deprimente fenomeno odierno in cui una parte notevole delle classi dirigenti di ogni ordine e grado soffre della sindrome di adolescenza sociologica, intrisa di banalità, superficialità, sufficienza egocentrica, lontana anni luce dalle problematiche della società per cui dovrebbero dedicare il proprio impegno.

D’altra parte questa fenomenologia è dentro una realtà “urbi et orbi” che è diventa un luogo di immane fatica a poter comprendere la mescolanza delle razze, dovuta alle ondate disperate della terra in cui arretra sempre di più il valore del cosmopolitismo, dell’apertura della mente e sta prevalendo, sempre di più, il sonno della ragione che rischia di condurci al totale disfacimento.

Urge, pertanto, mettere la sveglia e riscoprire il principio della “pietas” Kantiana, imbevuta di tolleranza e di rispetto non come “travaglio affannato” di autocontrollo ma come atto naturale e spontaneo  per vivere nel modo migliore possibile.

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Un commento

  1. Evviva …. e’ ritornata la POLIS MICAELICA !!

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