Una nuova tesi per l’isola di Vivara

PROCIDA – Il 17 dicembre scorso, presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli, si è laureato in scienze biologiche il dott. Antonio Giova di Napoli con una tesi dal titolo: “Approach to the study of saproxilic beetles in Vivara Island State Natural Reserve.” Relatore la prof.ssa Mariachiara Motta, correlatore il prof. Costantino D’Antonio, conosciuto entomologo e studioso dell’isola da almeno quarant’anni.

I coleotteri saproxilici sono specie dipendenti, in almeno una parte del loro ciclo vitale, dal legno morto o morente di alberi morti o deperenti (in piedi o caduti), o da funghi abitanti il legno, o dalla presenza di altri saproxilici. Secondo la terminologia del 2005 di Global Forest Resources Assessment, “legno morto” è tutta la biomassa legnosa non vivente, sia essa in piedi, a terra o nel suolo, non ancora inglobata nella lettiera. Questi insetti sono caratterizzati da un corpo cilindrico e allungato adatto a scavare  gallerie, talora anche molto profonde, nella massa legnosa; ne sono un esempio le famiglie Curculionidae, Buprestidae, Scolytinae, Bostrichidae, molti Monotomidae e Cleridae; oppure presentano un corpo di forma estremamente appiattita è comune tra le specie subcorticicole, che abitano gli strati immediatamente sottostanti la corteccia; ne sono un esempio le famiglie Silvanidae, Laemophloeidae e molti Cucujidae.

Qual è l’importanza di questo studio? Le foreste sono sistemi complessi e dinamici in cui tutte le fasi del ciclo biologico delle specie che vi abitano hanno una funzione. In particolare, la componente arborea riveste ruoli ecologici distinti, ma tutti cruciali, durante le diverse fasi del ciclo vitale dei suoi abitanti. Il legno, nei suoi differenti stati e forme (alberi vivi, deperenti, morti in piedi, con branche morte, tronchi caduti e frammenti lignei al suolo, ecc.), è colonizzato da una moltitudine di specie in grado di sfruttare al meglio ogni nicchia trofica che le trasformazioni del legno stesso rendono disponibile. Grazie alla risorsa arborea, molte specie trovano il loro substrato ottimale, le risorse trofiche e i rifugi per proteggersi dai predatori. I cambiamenti di stato del legno influenzano in modo determinante le cenosi che colonizzano questo substrato, ma la quantità e il tasso di decadimento del legno in una foresta dipendono a loro volta da numerosi fattori quali la temperatura, l’umidità, l’insolazione, la composizione specifica delle essenze arboree, l’età delle loro popolazioni, la loro struttura spaziale, il tipo e la frequenza delle perturbazioni naturali e antropiche. Nonostante questa straordinaria varietà, numerosi sono i documenti che indicano che le specie saproxiliche sono oggi in forte declino a causa di un’antica gestione forestale basata su tagli a ciclo breve e tendente ad eliminare il legno morto in bosco. Una delle principali minacce per i coleotteri saproxilici italiani è associata alla perdita e alla frammentazione degli habitat, alla semplificazione strutturale degli ecosistemi forestali, dovuta a una gestione fondata unicamente sullo sfruttamento commerciale del legno oppure alle cattive gestioni di ambienti naturali che portano a un’eccessiva “pulizia” dei sentieri o del sottobosco, con l’uso finanche di biotrituratori o cippatrici. Tra le specie di coleotteri censiti a Vivara, ben il 22% sono saproxilici. Degna di nota è la specie Deroplia troberti (Mulsant, 1843) classificata come “Quasi Minacciata” mentre le altre rientrano nella categoria di Minor Preoccupazione.

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