Vivara: il 2011 sarà l’anno dell’apertura (vera)?

Prima erano i sentieri, poi il sistema antincendio, poi il ponte che la collega all’isola di Procida, ora, sull’isolotto di Vivara, sono a rischio gli splendidi edifici. Nell’articolo di Domenico Ambrosino dalla pagine de “Il Mattino”, a salire sul banco degli accusati è la Regione Campania che ha tenuto in fitto l’isolotto per circa 20 anni, fino al 2004. L’ente proprietario dell’isolotto, la fondazione “Albano Francescano”, che assiste i malati poveri di Procida, ha acceso un’azione legale contro l’ente di S. Lucia, accusata del mancato rispetto delle norme contrattuali che prevedevano , fra l’altro, il restauro conservativo dei fabbricati esistenti. In pratica viene chiesto un risarcimento per i danni subiti da Vivara nel corso del fitto ventennale da parte della Regione che si era impegnata ad assicurare una “razionale gestione e la valorizzazione della proprietà attraverso la preservazione delle formazioni forestali esistenti, delle piante arboree ed arbustive (carrubo, fico, corbezzolo, ecc.), il ripristino a fini didattici di oliveto e vigneto, la incentivazione e la realizzazione di ricerche in campo ornitologico, botanico, entomologico, la realizzazione di posters, audiovisivi, pubblicazioni, finalizzati alla diffusione dell’immagine di Vivara nel mondo”.
L’ Albano Francescano ha anche deliberato un intervento urgente per la messa in sicurezza degli immobili vivaresi e sino ad oggi solo la Prefettura, una delle tante istituzioni informate dell’estrema difficoltà che vive l’isolotto, ha assicurato al presidente dell’ente Mariano Cascone la sua collaborazione al recupero dei fabbricati. Si tratta in massima parte costruzioni risalenti al 1600, il periodo in sui sull’isola, sito reale di caccia dei Borbone, fu avviata l’attività agricola. Non mancano altre testimonianze importanti come i due fortini, adibiti a postazione per batteria di cannoni, fatti costruire dai Francesi, tra la fine del 700 e l’inizio dell’800, allo scopo di prevenire tentativi di sbarco dei legittimisti borbonici.
La Villa Padronale, posta sulla sommità dell’isolotto, la Casa Colonica, il Cantinone, la Colombaia, minacciano crolli. Anche la Casa del Caporale, il casotto posto all’ingresso dell’isolotto, e il Fortino Militare di Punta Mezzogiorno, presentano profonde lesioni.
Vivara, con una superficie di soli 32 ettari (0,32 kmq) e un percorso costiero di 3 km, secondo i geologi, ha un’età di 40mila anni. Ricoperta da intensa macchia mediterranea, con specie arboree e floristiche di vario tipo, l’isola ospita migliaia di uccelli migratori e stanziali. Dal punto di vista storico, Vivara ha un ruolo fondamentale intorno alla seconda metà del secondo millennio avanti Cristo quando i mercanti micenei ne fecero la base più settentrionale della loro penetrazione nel Tirreno. Tracce dell’insediamento miceneo sono state rinvenute nel corso di una serie di missioni archeologiche, le ultime dirette dal prof. Massimiliano Marazzi, docente di Civiltà Egee, presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, nella zona di Punta d’Alaca.

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