Amanda Lear a Procida per il progetto OASI

Nell’ambito del Progetto OASI dell’università Orientale di Napoli, Amanda Lear relatrice, sull’importanza dei mass media nella comunicazione, scatena polemiche e dissensi.

“L’informazione troppo catastrofista, la tv maschilista e invasa dal pessimo gusto. Ora faccio teatro e mi dedico a tempo pieno alla pittura per ritrovare me stessa ed essere felice”.

Confessioni shock di Amanda Lear invitata come relatrice e personaggio mass-mediatico per discutere sull’importanza e sulla funzione dei mass media nella comunicazione di massa, sabato mattina presso il palazzo della cultura a Terra Murata a Procida. Arrivata in tenuta sobria e rigorosa, bellissima ed elegante, animata dalla sua verve provocatoria e irriverente, con l’aria imbronciata da diva, Amanda inizia la sua relazione scagliando pesanti accuse contro i media, che diffondono eccessiva informazione guidata al catastrofismo. Sarebbe meglio ritornare all’informazione locale concentrandosi sugli eventi della propria città, invece di dedicare centinaia di pagine alla vita sessuale di Silvio Berlusconi. Già alle prime battute Amanda si rivela e si espone senza filtri o censure: ”Io sono stata una vittima dello star system, che mi ha buttato addosso questa celebrità eccessiva. Mi hanno dato un’immagine che non è la mia, ma quella che voleva il pubblico. In tv dovevo rappresentare una donna ironica, provocatrice e cattiva; e ammetto che mi sono divertita ad interpretare questo ruolo. Per quanto riguarda la donna in televisione, oggi è più che mai oggetto. Nonostante l’indipendenza e l’affermazione in ambiti prettamente maschili, il ruolo della donna in tv è tuttora fare “l’ochetta” e fare da contorno al presentatore. Non c’è ancora un’uguaglianza dei ruoli; anche se alcune prime donne sono riuscite ad affermarsi ad esempio Alba Parietti e Simona Ventura. Io mi ritengo un personaggio di rottura, perchè amavo stravolgere i consueti ruoli precostituiti. Tra le varie critiche Amanda denuncia una grande carenza di programmi culturali, dichiarando che non le hanno mai voluto far condurre un programma di storia dell’arte, perché la storia dell’arte in tv non interessa.

Sul suo distacco dalla scena televisiva confessa :”Non faccio tv da tre anni perché non mi interessa più; perchè la tv che è un grande mezzo di comunicazione non viene più usato bene e il giudice a “Ballando con le stelle” l’ho fatto solo perché mi hanno pagato tanto. Datemi pennelli e colori e vivrò tranquilla con la mia arte”. Sulla fama e il mondo dello spettacolo Amanda Lear continua il suo attacco: “Oggi tutti vogliono essere famosi senza avere un talento. Si pensa solo ai soldi e al successo. Tutti credono che sia tutto meraviglioso; ma in realtà una volta che ci sei dentro è la rovina. Essere una star non è un lavoro. Il mondo dello spettacolo è fasullo e superficiale per questo motivo non ho amici in questo ambito; bisogna vivere con i piedi per terra e non vivere in un mondo finto”. Amanda inoltre ricorda con nostalgia il periodo della sua vita trascorso con Salvador Dalì, che al primo impatto sembrava antipatico, un macho maschilista con un look bizzarro da pagliaccio. Invece conoscendolo bene aveva una doppia immagine: antipatico e provocatore in pubblico; adorabile, dolce e colto, anche se invadente con un ego smisurato in privato. Un idillio che le ha cambiato la vita durato sedici anni; ma la Lear si infastidisce se la chiamano “vedova Dalì”. Amanda infine conclude il suo attacco ai media con una critica sull’attuale programmazione televisiva: “La televisione degli ultimi anni non produce nulla d’interessante e non la guardo da tanto tempo. Solo i reality e i tronisti fanno successo oggi. La colpa è della cultura americana, che ha fornito i format televisivi peggiori come i reality, perché alzano gli ascolti. Vedere dei poveri disgraziati su di un’isola, al giorno d’oggi fa spettacolo. Il vero spettacolo, invece, è fatto di musica, danza, lustrini. Si è svuotato il senso e il valore del varietà come veniva inteso fino a qualche anno fa. Ormai siamo ad un punto zero ed una volta toccato il fondo si può solo risalire”. Una relazione che doveva esaltare i mass media, è diventata un “j’accuse” ai media stessi, sollevando critiche, polemiche e dissensi tra gli studenti dell’università Orientale, i docenti e i curiosi presenti nella sala delle conferenze. Un addio che è in realtà un arrivederci perché tra qualche mese condurrà un accattivante programma sui delitti e i misteri della musica.

C’era da aspettarselo, in fondo, dalla diva che ha fatto della provocazione e dell’irriverenza le sue armi vincenti

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