CRACKOLANDIA. Cartoline dal Brasile – agosto 2011

Di Rino Scotto di Gregorio

Travolto da un torrente in piena di rimorsi, alla vista del copro senza vita ma vivo di Davì sono scappato. Con le ossa ben in vista, barba fluente e incolta, mano tesa all’elemosina, Davì da Costa cercava di sopravvivere un giorno in più alla sua tragedia nella moltitudine della Central do Brasil. Il deserto dei suoi occhi, segno di un’anima irrimediabilmente inaridita, non gli hanno consentito di riconoscermi nel breve incrocio dei nostri sguardi. Però io ho rivisto il ragazzino di strada che dieci anni fa abbordai in strada proponendogli un percorso, un riscatto che non sarebbe mai venuto nonostante tutti gli sforzi. In strada faceva branco con William da Cruz, insieme si son fatti battezzare, abbracciati si avviarono verso il baratro delle droghe.
Uno è morto 6 anni fa, l’altro, colui che sognava di diventare guardiamarina, si aggira come un zombie per le strade di Rio mettendo in fuga ogni mio proposito costruttivo, tutta la mia determinazione insieme a residui scatti di compassione. Quel giorno, di fronte al fantasma incartapecorito di Davì, si sono polverizzati dieci anni e più di impegno sociale, mistica educativa e lotta per i diritti. Quell’ abbraccio soffocato, quella carezza negata nutrono un’amarezza difficile da buttar giù. Mi consegnano disarmato all’inadeguatezza. Del resto, come poter affrontare la nuova epidemia che sta falcidiando la gioventù brasiliana? Se un’intera nazione si dichiara impotente contro il micidiale crack, come posso reagire da solo? Crack: pasta di cocaina e bicarbonato di sodio generalmente bruciata e inalata attraverso delle pipe di fortuna, solitamente latte di alluminio. Questo, in sostanza, il temuto flagello che in dieci secondi arriva al cervello, provoca dieci minuti di euforia, allegria, insonnia, aumento di energia, paranoia e crea dipendenza la primo colpo. Questo derivato povero della cocaina si sta diffondendo a ritmi vertiginosi e ancor più velocemente uccide. Sostanza già definita ” criptonite” per il suo travolgente potere, il crack è legato ormai all’80% dei decessi dei giovani brasiliani tra i 15 e i 24 anni. Motivi dei decessi direttamente legati all’uso: arresto cardiaco, crisi respiratoria, ictus, traumi auto inflitti dovuti alla Sindrome di Ekbom o ” bags cocaine “. Cause indirette: AIDS contrato nel prostituirsi, assassinio dovuto a confronto con forze dell’ordine o a punizione dei narcotrafficanti per insolvenza.
Per le statistiche ufficiali sul fenomeno, si aspettano i dati del governo che, dopo aver promesso mirabolanti azioni per arginare l’epidemia crack, ha dovuto rivedere frettolosamente i suoi piani e aggiornare gli studi a causa della deflagrazione incontrollata del fenomeno. Il dott. Luiz Flavio Sapori, il massimo esperto in materia, ha recentemente pubblicato uno studio allarmante dove afferma che ” il Brasile semplicemente non si è dotato di una politica di assistenza al dipendente in crack” e che a tutt’oggi, nonostante i proclami del neo Presidente Dilma Roussef( avatar di Lula…), ” mancano attenzione e misure concrete da parte del governo federale per affrontare il problema “( O Globo, 28 luglio).
In attesa dei numeri ufficiali, sono già sufficientemente allarmanti i seguenti dati: nel 98% delle città brasiliane esiste un traffico interclassista e ben ramificato di crack e che la media pro capite di pietre-dosi è 4,43. In questo scenario apocalittico cosa pensano bene di fare le istituzioni?
Ma è chiaro:litigare. Da un lato il Presidente della Commissione di Diritti Umani dell’Associazione Nazionale degli Avvocati Margarida Pressburger che con lo slogan ” Raccogliere non è accogliere”(bella scoperta…) si scaglia contro l’internazione forzata di minori viziati in crack; all’angolo apposto Rodrigo Bethlem assessore comunale alle Politiche Sociali di Rio de Janeiro che bolla come demagogiche le obiezioni contro la raccolta e l’internazione forzata dei minori.
In mezzo i minori, appunto, che brancolano sempre più violenti in cerca delle pietre preziose. Ragazzini che prima di soccombere devono pure sorbirsi la stucchevole polemica sul “protocollo di abbordaggio forzato” messo a punto, tra l’altro, proprio dal Ministero Pubblico in accordo con il Giudice dell’Infanzia e la Gioventù di Rio.. Più di così..
Ma loro no, imperterriti alimentano quotidianamente una polemica sterile mentre quella che i sociologi chiamano “la bomba di Hiroshima” di tutte le droghe minaccia di spazzare via un’intera generazione senza che le istituzioni possano opporre la benché minima resistenza. In un gesto codardo, io sono scappato di fronte a Davì stanco di vivere. Nella ritirata, mi accorgo che il Brasile intero ripiega allineato al mio senso d’impotenza. Insieme, condividiamo le retrovie della disperazione. Insieme come non mai, sogniamo una reazione coordinata ed efficace che non potrà fare a meno dell’aiuto esterno, del vostro contributo piccolo o grande che sia. Una vita, finora una vita appena, l’abbiamo strappata giusto in tempo dalla furia cieca del crack: aiutateci a strapparne altre!

Rino Scotto di Gregorio

P.S.: Pasta base di cocaina, calce, cherosene e benzina(sì, avete letto bene: cherosene e benzina…) sono il micidiale mix della droga 80 volte più potente della cocaina, 10 volte più veloce del crack. Si chiama OXI e pare destinato a relegare il crack tra le droghe leggere e tollerabili…

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