Don Michele insieme a mio zio, Don Libero, ha avuto un ruolo significativo nel periodo in cui si va a determinare il profilo formativo di una persona cioè l’adolescenza. È nella parrocchia di San Giuseppe, che sotto la sua guida, ho appreso che la vita ha un senso forte e profondo, in altri termini è bella se, usando una terminologia platonica, a condurre la nostra esistenza sia il cocchiere dell’amore e non quello del gretto egoismo. Così ha fatto sorgere il fuoco degli ideali, dei valori ed anche delle utopie socio-politiche, dei contenuti solidali dell’impegno pubblico concepito come spirito di servizio e non come viatico per la conquista di un potere personale. Inoltre il tassello più acuto che hanno impresso dentro di me lui e lo zio è quello della centralità di Gesù Cristo che sorregge la mia dimensione esistenziale molto lacunosa.
Ecco chi è Don Michele, anche se reca il bastone, continua il cammino di prete animatore. Sta a ricordarlo la sua tenacia nell’organizzare l’abbonamento alla rivista “Rocca della Cittadella d’Assisi”, intorno alla quale cerca di costruire una fermentazione culturale dentro un paese come il nostro alquanto assopito.
Grazie di tutto e auguri all’infinito.