Procida. Commento al vangelo di domenica 5 febbraio 2012

“Il nuovo luogo dove si incontra Dio e si fa esperienza di lui è la casa, non il tempio. La fede si sveste della solennità e dell’esteriorità, della ritualità per entrare nel quotidiano piccolo e spiccio”. don Paolo Curtaz

Un abbraccio e buona settimana. 

Settantaduesimo appuntamento, con la rubrica dedicata ai commenti al vangelo. Eccovi il commento di questa domenica 5 febbraio 2012. Il vangelo di oggi è di  Mc 1,29 – 39 . Come sempre abbiamo il video di p. Alberto Maggi con la relativa  trascrizione da scaricare e file  AUDIO insieme a una riflessione di don Paolo Curtaz e di Josè Maria Castillo .

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Insieme a queste potete vedere anche il video di don Lello Ponticelli con le “prediche senza pulpito”

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V TEMPO ORDINARIO – 5 febbraio 2012

GUARI’ MOLTI CHE ERANO AFFETTI DA VARIE MALATTIE

Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM

Mc 1,29 – 39

[In quel tempo,] Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Per comprendere il brano di questa domenica occorre inserirlo nel suo contesto che è il giorno del sabato, giorno nel quale sono proibiti ben 1.521 azioni. Questo numero nasce dai 39 lavori che furono necessari per la costruzione del tempio di Gerusalemme, dei quali ognuno è suddiviso in altrettanti 39 attività, per un totale di 1.521 azioni. E tra queste c’è la proibizione di far visita o curare gli ammalati.

Sentiamo Marco. “E subito, usciti dalla sinagoga”, nella sinagoga c’è stato l’incidente, Gesù è stato contestato dalla persona con lo spirito impuro, “andarono nella casa di Simone e Andrea”, che a quanto pare non sono stati al culto in sinagoga, “in compagnia di Giacomo e Giovanni” che invece evidentemente erano con Gesù in sinagoga.

Quindi abbiamo due coppie di fratelli, una più osservante, Giacomo e Giovanni, e l’altra a quanto pare meno. Infatti hanno dei nomi di origine greca, Simone e Andrea. “La suocera di Simone era a letto con la febbre”. E’ una donna, e le donne sono considerate una nullità, e per di più è ammalata per cui è in una condizione di impurità.

Una donna in quelle condizioni va evitata. E invece, “subito”, immediatamente all’uscita della sinagoga, “gli parlarono di lei”. E’ l’effetto della buona notizia che Gesù ha proclamato nella sinagoga, una notizia che non divide gli uomini tra puri e impuri, tra emarginati e non, ma a tutti comunica il suo amore.

“Egli si avvicinò e la fece alzare”, quindi Gesù cerca di curarla, “prendendola per la mano”. E’ proibito, perché toccare una persona impura significa assumere la sua impurità. Ebbene Gesù ignora la regola del sabato. Tutte le volte in cui Gesù si è trovato in conflitto tra l’osservanza della legge di Dio e il bene dell’uomo, non ha avuto esitazioni, ha scelto sempre il bene dell’uomo.

Facendo il bene dell’uomo si è sicuri anche di fare il bene di Dio, spesso per il bene di Dio, pernl’onore di Dio, si fa male all’uomo. Quindi Gesù prende per la mano, trasgredisce la legge, “la febbre la lasciò ed ella li serviva”.

Il verbo adoperato dall’evangelista ( diakonšw) è lo stesso da cui deriva la parola che tutti conosciamo “diacono”. Chi è il diacono? E’ colui che liberamente serve per amore. Ebbene quest’espressione era già stata usata per gli angeli che, dopo le tentazioni, servivano Gesù nel deserto (Mc 1,13). Quindi Marco equipara il ruolo delle donne a quello degli angeli, sono gli esseri più vicini a Dio. Quindi la donna, considerata l’individuo più lontano da Dio, in realtà secondo l’evangelista è la più vicina a Dio.

Mentre in casa la necessità di una persona è stata più importante del sabato, in città il sabato è più importante della necessità delle persone. Infatti, “venuta la sera”, espressione che in Marco è sempre negativa, “dopo il tramonto del sole”, quindi attendono che sia passato il giorno del sabato nel quale è proibito visitare e curare gli ammalati, “gli portarono tutti i malati”.

L’evangelista adopera l’espressione “stavano male” (oƒ kakîj œcontej) ed è un’allusione al profeta Ezechiele, al capitolo 34,4, dove il Signore denuncia i pastori e dice “non avete curato quelle pecore che stavano male”. Quindi non si tratta tanto di infermi, ma quanto di popolo oppresso dai suoi pastori.

“E gli indemoniati”. Indemoniato è colui che è posseduto da uno spirito impuro e che manifesta abitualmente il suo comportamento ed è conosciuto per questo. “Tutta la città era riunita”, letteralmente “congregata” (™pisunhgmšnh), la radice del verbo è la stessa da cui deriva la parola “sinagoga”, “davanti alla porta”. E’ un momento di grande successo per Gesù.

“Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni”. Abbiamo già visto altre volte che liberare, scacciare i demoni significa liberare da ideologie religiose nazionaliste che rendono refrattari o ostili all’annunzio della buona notizia di Gesù.

“Ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano”. Cioè indicano Gesù come il messia atteso dalla tradizione, esattamente come aveva fatto la persona posseduta da uno spirito impuro dentro la sinagoga.

Ebbene, Gesù di fronte a tutta una città che lo sta seguendo, che è pronta a seguirlo, Gesù rifiuta la tentazione del potere, del successo. “Al mattino presto si alzò quando ancora era buio”, quindi quando mancava la luce, “e uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”.

E’ la prima delle tre volte nelle quali l’evangelista presenta Gesù in preghiera. E tutte e tre le volte è sempre per una situazione di pericolo o difficoltà per i propri discepoli.

1. Qui prega perché, come vedremo, i discepoli sono esaltati da questo successo di Gesù, 2. poi prega dopo la condivisione dei pani quando c’è la tentazione di vedere in Gesù il leader che può risolvere i problemi della società (Mc 6,46); 3. e infine prega al Getzemani poco prima della sua cattura. Prega appunto per i discepoli che non saranno capaci di affrontare questo dramma, questo momento (Mc 14,32 sg).

“Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce”. L’evangelista adopera la stessa espressione che nel libro dell’Esodo si trova per indicare il faraone che si mette sulle tracce del popolo ebraico per impedirne l’esodo, la liberazione. “Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano»”. Questo verbo “cercare” ( zhtšw) in Marco è sempre negativo. Ebbene Gesù non resta a Cafarnao, ma invita a seguirlo. Non c’è la tentazione del potere. “E disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là»”.

Gesù comincia a predicare, non più a insegnare. Ha insegnato nella sinagoga dove insegnare significa annunciare qualcosa poggiandosi sui testi della scrittura, quindi l’Antico Testamento.

Gesù, dopo il fiasco della sinagoga, non insegna, ma predica. Predicare significa annunziare la novità del regno di Dio senza poggiarsi sulla tradizione del passato. “«Per questo infatti sono venuto!»”.

Qui la traduzione “venuto” non è esatta; sembra che Gesù sia venuto al mondo per questo. No, il verbo adoperato dall’evangelista è “uscire”, cioè, “per questo sono uscito ( ™xÁlqon)”, per questo ho lasciato Cafarnao perché non mi limito a Cafarnao, ma devo andare ad annunciare per tutta l’umanità.

“E andò per tutta la Galilea, predicando”, ecco Gesù già non insegna più, ma predica, “nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni”. L’evangelista sembra alludere al fatto che il luogo dove i demoni sono annidati sono proprio le sinagoghe, i luoghi di culto. Era l’istituzione religiosa che indemoniava le persone presentando loro un’immagine di Dio completamente deviata da quella che sarà la forma con la quale Gesù presenterà suo Padre.

V DOMENICA TEMPO ORDINARIO – 5 febbraio 2012

GUARÌ MOLTI CHE ERANO AFFETTI DA VARIE MALATTIE

Commento al Vangelo di p. José Maria CASTILLO

Mc 1,29 – 39

[In quel tempo,] Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in

compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli

parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed

ella li serviva.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta

la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò

molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là

pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli

dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io

predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».

E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

1.

Quello che più interessa in questo racconto è constatare che la preghiera era molto

importante e molto frequente nella vita di Gesù. Lui era cosciente della sua intimità con

il Padre (Mt 11,27). E, tuttavia, richiama l’attenzione la frequenza, la durata e

l’insistenza con cui i vangeli parlano della preghiera di Gesù (Mc 1,35; 6,46; 14,32.35.39;

Mt 14,23; 19,13; 26,36.42.44; Lc 3,21; 5,16; 6,12; 9,18.28.29; 11,1; 22,41.44.45).

Riesaminare questi testi illumina la nostra conoscenza su Gesù. Lui era cosciente del

fatto che senza preghiera non poteva condurre la vita che conduceva.

2.

Gesù vide che per lui era necessario pregare il Padre. E per lui era molto necessario. E lo

faceva con frequenza. Ma, per pregare non andava al tempio né in alcun luogo sacro.

Gesù pregava in luoghi solitari, dove nessuno lo vedeva, in campagna, sul monte. E così

passava notti intere in preghiera. Solo il Dio di Gesù vede “nel segreto” quello che è

nascosto, quello che nessuno nota (Mt 6,5- 6). Gesù condusse una vita tanto

profondamente spirituale e religiosa, così come radicalmente laica e secolare. Gesù ci

insegnò così quello che giustamente si è denominato “un cristianesimo non religioso”

(D. Bonhoeffer).

3.

La chiave della umanità di Gesù sta nella sua spiritualità. Cioè, Gesù fu tanto

profondamente umano a causa della relazione tanto frequente e profonda che ebbe con

la fonte di ogni umanità. La condizione umana, così come di fatto esiste – unita e fusa

con l’inumano e con la disumanizzazione – di per sé non arriva a che un uomo, che fu

“come uno di noi” (Fil 2,7), fosse tanto pienamente umano al punto che in lui non c’era

alcuna inumanità. Per questo Gesù fu tanto “religioso” e tanto “laico”, tanto “spirituale”

e tanto “umano”, tanto “pio” e tanto “irreprensibile”. Saper armonizzare questi

atteggiamenti è decisivo. La religiosità laica porta direttamente all’onestà etica. La

religiosità ostentata porta inevitabilmente al fariseismo ipocrita (Mt 6,1?6).

Traduzione da : JOSE ’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús, Desclée De Brouwer, 2011, pp. 103 – 104.

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