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Procida: A Carnevale sbarcano i Pirati

galeone di Giacomo Retaggio

Il canto impastato di rum  giamaicano dei pirati risuona nel locale del “Bar Roma”, a Procida, e si diffonde all’esterno nelle viuzze del “ Borgo Sènt’Cò”. In piedi su una botte il capitano Jack Sparrow, taglia l’aria con una lunga sciabola e, coprendo con la propria voce il canto piratesco, arringa una piccola folla di uomini dalla barba nera  e dalla faccia truce. Più di qualcuno ha una benda su un occhio ed un uncino ad un braccio. Qualche altro, completamente cotto, russa rumorosamente, in un angolo, addossato ad una balla di cordame. Un gruppo di piratesse, dai grossi orecchini e dall’espressione spavalda, segue con interesse il discorso del capitano già pregustando il sapore dei dobloni.

“ Uomini della malora- urla questi – quanti di voi vogliono seguirmi sulla” Perla nera?”. Destinazione Tortuga Bay, un’isola ricca di musica, divertimento e tanti dobloni.  Vi prometto la metà del bottino e ritornerete coperti d’oro!”

Gli uomini accettano urlando e gettano i cappelli in aria. Qualcuno si strappa anche la benda dall’occhio spento. Le donne si abbracciano tra di loro e prendono a cantare e danzare.

Nel vano della porta della taverna compare la prua della “Perla nera” e gli uomini vi si precipitano sopra ridendo e sghignazzando.

Ritornate con i piedi per terra, però! Non siamo su un’isola giamaicana, ma a Procida, borgo “Sènt’Cò”, Bar Roma, trasformato in un covo piratesco.  

“ Cosa vi ha spinto- chiediamo ad Ignazio Righi, titolare pasticciere del bar Roma –ad organizzare questa festa di Carnevale?”

“ Vogliamo- risponde mentre affonda nell’olio bollente chiacchiere e castagnole- insieme a tutti gli operatori del borgo, riprendere una vecchia tradizione procidana, quella delle maschere di Carnevale, che è quasi andata perduta”.

“ Ma vi aspettate anche qualcos’altro?” incalziamo un po’ impertinenti.

“ Certo! Questi sono tempi tristi. La gente ha paura, tende ad uscire sempre meno di casa. Noi vogliamo dare una speranza. Riteniamo o vogliamo credere che il peggio sia passato. Noi ce la mettiamo tutta!”

E intanto la via si affolla, grandi e piccini tutti in maschera. La gente si saluta, ride, si diverte ad indovinare chi si cela dietro la maschera del pirata che si piazza davanti con atteggiamento di sfida. Nell’aria un odore accattivante di dolci. La musica dal vivo, ritmi sudamericani,  spinge la gente a ballare nella strada davanti alla “taverna”.  Le guance si arrossano e si distendono nel riso. E’ Carnevale! “Dimane penz’e riebbete. Stasera so’ nu rré!  

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