Procida: La cattiveria.

di Michele Romano

Proseguendo sul solco del male oscuro che, nell’ambito della crisi globale, attanaglia anche la piccola dimensione di Procida, si compartecipa ad un turbinio, ad un susseguirsi, troppo spesso violento, di relazioni da tutti contro tutti che investe l’intero tessuto sociale (familiare, sportivo, scolastico e in tutto ciò che si manifesta in pubblico) Infatti, in ogni occasione di incontro si sperimenta, in modo permanente, la consuetudine a parlar male dell’altro fino a delegittimare l’impianto stesso della persona, a scaricare sugli altri ogni forma di responsabilità, dimenticando del tutto le proprie. Notevole, in tal senso, è lo scaricabarile che accade nell’ambito di chi possiede funzioni pubbliche e professionali di decisiva importanza per la salvaguardia del vivere quotidiano della collettività procidana.

Altro cattivo elemento è rappresentato dal fatto che ognuno tende a liberarsi della propria sporcizia, d’ogni ordine e grado, addossandola interamente sulla vittima di turno. A tal proposito è da osservare lo spettacolo indecente, riprovevole e ripugnante nello spazio antistante il santuario di San Giuseppe a Chiaiolella, che dovrebbe far vergognare che, palesemente, si rende malsano inquinatore del proprio meraviglioso territorio. Si potrebbero esplicare tanti altri esempi ma, a questo punto, è cosa opportuna ricondursi a una riflessione più complessiva sul perché si è entrati in questo tunnel così astioso e belluino. E qui bisogna subito mettere in evidenza che ci troviamo di fronte ad una crisi profonda di modelli di società in cui la politica si è completamente annichilita, e in modo particolare la sinistra, si è paralizzata davanti all’aggressività del capitalismo totalizzante, dichiarando la fatalità della non controllabilità delle leggi del mercato e che la globalizzazione è un processo inarrestabile. Ciò è risultato un falso evidente, perché si è costituito un sistema il cui unico elemento intrinseco è rappresentato dal legittimare la diseguaglianza come valore, trasmesso anche con spot pubblicitari del tipo: se guadagno miliardi è perché valgo, e quelli che stentano ad arrivare a 1.500 euro al mese non sono stati furbi e non valgono niente. In altri termini, questa è la morale che guida i rapporti sociali odierni cioè la legge del più forte. Per fortuna tutto ciò si sta frantumando sotto il peso di un sistema predatorio, di accumulo della ricchezza da parte di un’oligarchia, che sta conducendo il mondo sull’orlo del precipizio. Per tale motivo ritorna possibile l’obiettivo da sempre della sinistra cioè la ricerca dell’uguaglianza come antidoto alla cattiveria. E’ giunto il momento di rafforzare i valori antichi della solidarietà, di ritrovare una comunità di uguali, in cui i valori e gli stili di vita di chi gestisce il potere e di chi è rappresentato da quest’ultimo, tornino ad interagire, condividendo i luoghi, mangiando le stesse cose, frequentando la stessa gente. Pertanto, portando sul palcoscenico della società contemporanea cose molto semplici si può trovare il sentiero che conduce all’uscita dal labirinto in cui siamo prigionieri.

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